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(di Martino Rigacci)
Nicolas Maduro come un rullo
compressore, sempre all'attacco, anche nei confronti del
Vaticano. A Caracas, l'assemblea costituente all'unanimità ha
dato via libera alla rimozione della procuratrice generale,
Luisa Ortega Diaz, misura che isola ancora di più il Venezuela,
espulso oggi dal Mercosur.
In serata, qualche ora dopo la cacciata di Caracas da parte
dell'organismo sudamericano, Maduro ha in'intervista ad una
radio argentina parlato tra l'altro del Vaticano e dei tentativi
di mediazione della crisi venezuelana. "Una cosa è il percorso
del Papa come difensore dei popoli cristiani con la sua umiltà,
un'altra, molto diversa, è la struttura, ha sottolineato, della
segreteria di stato vaticana, della burocrazia".
"Sfortunatamente Monsignor Parolin è caduto nelle mani dei
settori più estremisti del vertice della Chiesa cattolica
venezuelana", ha aggiunto Maduro.
Poco prima, anche Washington si è riferita a quanto avviene in
questi giorni nel paese, escludendo l'ipotesi di un intervento
militare: un'opzione "improbabile", ha detto il consigliere per
la sicurezza nazionale, H.R. McMaster, che ha lanciato un
appello ai venezuelani a "salvare il paese da una dittatura
autoritaria".
A Caracas si sapeva che la procuratrice era da tempo nel
mirino del 'chavismo' e che quindi sarebbe stato il primo
obiettivo di Maduro sulla scia dell'insediamento della
Costituente tutta 'bolivariana', che ha messo fuori gioco il
parlamento controllato dall'opposizione.
Fin dal mattino presto decine di uomini della 'guardia
nazionale bolivariana', guidati da un colonnello, hanno
circondato la sede della procura generale isolando l'area. Poco
dopo, mentre cercava di avvicinarsi ai suoi uffici e prima di
denunciare "l'assedio" della sede, la procuratrice è stata
aggredita dagli uomini della polizia 'chavista'. "Sono stata
spintonata, mi hanno attaccato con gli scudi per impedire" di
entrare nella sede della procura.
"Vogliono nascondere le prove su Odebrecht e sulla corruzione
nel paese", ha detto riferendosi allo scandalo delle tangenti
che ha al centro il gruppo brasiliano, prima di lasciare la sede
della procura in moto, tra due uomini della sua sicurezza.
"Non ho paura per me, ma per il mio paese", ha contrattaccato
Ortega Diaz, che probabilmente sarà processata. Per ora, non può
lasciare il paese e i suoi conti sono bloccati.
Poco dopo ha fatto sapere di respingere la decisione della
Costituente, sottolineando che "nel paese è in pieno corso un
golpe contro la Costituzione, combatterò fino all'ultimo
respiro".
Incurante, la nuova assemblea è andata avanti sulla sua
strada: scalzata Ortega Diaz, ha infatti velocemente designato
"in modo provvisorio" il suo successore, e cioè l'Ombudsman
(difensore dei diritti civili), Tarek William Saab.
Proprio sulla base degli ultime decisioni di Maduro - ma non
solo - il Mercosur, in una riunione a San Paolo, ha intanto
"sospeso in modo indefinito" il Venezuela per il mancato
rispetto della 'clausola democratica'. Quella dei ministri degli
esteri di Brasile, Argentina e Paraguay è politicamente una
espulsione. Nel suo fermo 'no' a Maduro, il gruppo si spinge a
chiedere "l'avvio di un processo di transizione politica", oltre
che un ritorno della democrazia. Per Maduro, la decisione è
frutto "dell'oligarchia golpista del Brasile e di quella
miserabile dell'Argentina. Non ci cacceranno mai, ha
sottolineato, dal Mercosur". (ANSA)
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