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L'Iran verso il voto, dai primi sondaggi Rohani al 42%

Riformisti in testa in intenzioni voto, ma sotto soglia 50%

(di Pierluigi Franco)

TEHERAN, 14 MAG – A un mese dall'apertura ufficiale della campagna elettorale per le presidenziali del 19 maggio in Iran, il confronto vero e proprio sembra essere partito soltanto oggi. Qualcuno la chiama "breve campagna dell'ultima settimana", secondo tradizione. Così gli scambi cominciano a delinearsi tra quelli che sono considerati i veri contendenti su sei candidati: il moderato riformista Hassan Rohani, presidente uscente, e il conservatore Ebrahim Raisi, custode del santuario dell'Imam Reza a Mashhad, ritenuto vicino alla Guida suprema, ayatollah Sayyed Ali Khamenei. E mentre comincia il confronto, arrivano anche i primi sondaggi. Secondo quello diffuso oggi dall'Irna, i riformisti e moderati che fanno capo a Rohani sarebbero in vantaggio con il 41,8%. Meno di quanto raccolse Rohani nel 2013, quando fu eletto al primo turno con il 50,71% su oltre 36 milioni di votanti. Il consenso dichiarato per i conservatori, che fanno capo a Raisi, è invece del 23,3%. Il resto degli intervistati si è dichiarato ancora indeciso. In ogni caso, qualora non si superi la soglia del 50%, si tornerà alle urne per il ballottaggio il 26 maggio. Il sondaggio, condotto in città capoluogo di 31 province iraniane, ha preso in esame anche l'astensionismo: il 67% degli aventi diritto andrà a votare (con un trend crescente del 3% rispetto alla scorsa settimana), mentre il 16,2% ha dichiarato di non aver ancora deciso se recarsi o meno alle urne. Con queste premesse, dunque, il confronto è cominciato. Parlando ieri sera a una platea di sostenitori che affollava lo stadio Azadi di Teheran, Rohani ha affrontato la prima grande manifestazione elettorale di queste presidenziali, affermando che saranno una scelta tra "la pace e la tensione". Parole forti, che riportano alla mente tristi fatti non molto lontani nel tempo. Rohani ha parlato di "decisione storica" che dovrà essere presa dal popolo, "chiamato a scegliere se proseguire sulla via della pace o tornare indietro e scegliere la tensione". Il presidente ha quindi difeso la politica del suo governo, tesa all'apertura "costruttiva" nei confronti del resto del mondo. Per questo ha invitato il popolo iraniano a "fare in modo che "l'Iran non torni a essere isolato". Nello stadio gremito di sostenitori, spiccava la massiccia presenza di giovani, ritenuti dagli osservatori più inclini alla modernizzazione e, quindi, a dare fiducia a Rohani. Ma dalla città di Shahrekord, capoluogo della regione di Chahar Mahaal-e Bakhtiari, è arrivato il contraccolpo di Raisi: "gli attuali governanti sentiranno presto il grido del popolo per la giustizia", ha detto, aggiungendo che bisogna "lasciare che la gente provi la giustizia sociale". Ma Raisi è tornato anche sul punto chiave di questa campagna elettorale, attaccando l'accordo sul nucleare. "E' stata la potente presenza sulla scena della gioventù a togliere l'ombra della guerra - ha affermato - e non un contratto che questi signori hanno firmato". Intanto, sempre oggi, è ricomparso sulla scena l'ex presidente riformista Mohammad Khatami che, in un video diffuso su canali web e social, ha invitato a votare Rohani.

   

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