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Ft, conto fino a 100 mld. Londra, 'non pagheremo'

p> Il conto che l'Unione europea presenterà alla Gran Bretagna per la Brexit potrebbe salire fino a 100 miliardi di euro secondo un'analisi del Financial Times che tiene in considerazione le richieste avanzate dagli Stati membri dell'Ue, in particolare Francia e Germania. La stima è nettamente più alta rispetto a quella circolata finora di 60 miliardi di euro e riflette quello che il quotidiano finanziario descrive come "un indurimento" nella posizione negoziale.

Ma Londra avverte:  la Gran Bretagna non ha nessuna intenzione di pagare un 'conto del divorzio' dall'Ue da 100 miliardi di euro, dice il ministro britannico per la Brexit, David Davis, in una intervista ad Itv, affermando che Londra è disposta a saldare quanto è dovuto in base agli accordi ma non qualsiasi cifra Bruxelles voglia imporre. Davis ha anche sottolineato che l'Ue sta giocando in modo molto duro nell'apertura delle trattative per la Brexit./p>

Theresa May, che oggi è andta dall Regina per sciogliere le Camere in vista delle elezioni dell'8 giugno, accusa leader e funzionari europei di aver rivolto "minacce" sui negoziati per la Brexit con l'intendo di "condizionare" il voto. Parlando dopo essere stata ricevuta da Elisabetta II, la premier del Regno aggiunge che la posizione di Londra in questi giorni è stata deliberatamente "mal rappresentata"

 "I media producono numeri ma per quanto ne so non è mai stata menzionata una cifra". E' quanto afferma intanto il coordinatore del Parlamento europeo per la Brexit, Guy Verhofstadt, in merito al conto che l'Ue vorrebbe fare pagare alla Gran Bretagna per l'uscita dall'Unione europea. "Si è parlato di vendetta e di punizione - ha detto Verhofstadt riferendo davanti alla commissione affari costituzionali dell'eurocamera - ma non si tratta per nulla di questo. Non ho mai divorziato ma in un divorzio ci deve essere un'accordo finanziario tra le due parti". Verhofstadt sminuisce anche il peso delle schermaglie dialettiche di questi giorni. "Sono stato coinvolto in molti negoziati difficili - afferma -, l'aumento della pressione che abbiamo visto di recente non mi sorprende". In ogni caso, dice, "la situazione non cambierà fino al 9 giugno dopo le elezioni in Gran Bretagna, quando inizieranno i negoziati veri".

"Il Regno Unito dovrà onorare tutti gli impegni finanziari presi in quanto membro. Non è una punizione, né una tassa per l'uscita", ha ribadito il negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier illustrando la bozza di mandato a negoziare con Londra. Questa bozza di mandato a negoziare sulla Brexit "è in linea con l'approccio in due fasi" e si concentra "solo sulla prima parte. Dimostra dove vogliamo arrivare quando avremo finito la prima fase di negoziati. La Gran Bretagna dovrà mettere molta energia e fare grandi sforzi su queste questioni. Alcuni hanno creato l'illusione che la Brexit non avrebbe avuto maggiore impatto sulle vite, non è il caso. Servono soluzioni, precisioni legali e questo richiederà tempo", ha aggiunto Barnier.

"Sarò durissima ('a bloody difficult woman') nei negoziati sulla Brexit". Lo ha detto la premier britannica Theresa May alla Bbc rispondendo a una domanda sulla cena di lavoro della settimana scorsa, definita dai media fallimentare, col presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker

La Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, ripresa da Financial Times e Guardian aveva scritto che il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker è "dieci volte più scettico" rispetto a prima "su una soluzione positiva dei negoziati sulla Brexit con il Regno Unito", e il suo entourage considera che la probabilità di un fallimento sia "superiore al 50%". Juncker lo avrebbe spiegato alla cancelliera tedesca Angela Merkel, chiamandola la mattina dopo l'incontro con la May, a Londra la scorsa settimana. 

Theresa May ha smentito seccamente la ricostruzione conflittuale fatta dal giornale tedesco Frankfurter Allgemeine della sua cena di lavoro della settimana scorsa con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e con il negoziatore Michel Barnier. In una nota diffusa da Downing Street la premier britannica liquida le indiscrezioni al riguardo come "pettegolezzi di Bruxelles". Al contrario, si ribadisce nel comunicato, il clima di quell'incontro è stato "costruttivo" e improntato a uno spirito di buona volontà. Diversa tuttavia la sensazione delle opposizioni britanniche, impegnate nella campagna elettorale in vista del voto politico anticipato dell'8 giugno. Per i laburisti di Jeremy Corbyn, la premier conservatrice sta trasmettendo quanto meno "messaggi ambigui" sul negoziato con l'Ue. Mentre per i liberaldemocratici europeisti di Tim Farron, May vuole portare di fatto il Regno verso "una disastrosa hard Brexit".

 

May boccia le linee guida dell'Ue sulla Brexit

 

"Lascio Downing Street dieci volte più scettico di prima" ha detto Juncker secondo il domenicale della Faz. A Merkel, l'ex premier lussemburghese avrebbe spiegato che "May vive in un'altra galassia e si sta facendo illusioni". Un portavoce della Commissione ha rifiutato di commentare, limitandosi a ricordare le dichiarazione di Juncker ai giornalisti a margine del Consiglio europeo di sabato, e cioè che l'incontro di Londra è stato "molto costruttivo", si è svolto "in una atmosfera amichevole".

Al Ft, un portavoce di Downing Street ha detto dal canto suo che quanto riportato dalla Faz non gli risulta: "Come la premier e Juncker hanno detto con chiarezza, è stata una riunione costruttiva in vista dei negoziati formali a breve". Sempre secondo La Faz, May avrebbe lasciati allibiti Juncker e il capo negoziatore Ue Michel Barnier che lo accompagnava a Londra, affermando che legalmente il Regno Unito non deve nulla ai paesi dell'Ue in base ai Trattati (mentre si parla di una potenziale fattura di 60-65 miliardi di euro).

La premier avrebbe anche detto che la questione dei diritti dei cittadini potrebbe essere risolta all'inizio dei negoziati, nelle prossime settimane al Consiglio europeo di Giugno, suggerendo che i cittadini Ue in Gb potrebbero in futuro essere trattati in base agli stessi diritti dei lavoratori stranieri nel Regno Unito. Juncker avrebbe risposto definendo lo scenario "problematico" in quanto i cittadini comunitari godono di una serie di diritti in più. "Credo che tu stia sottostimando ciò, Theresa", le avrebbe detto il presidente della Commissione. 
   

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