(di Antonio Fatiguso) Nel mezzo dello scontro diplomatico tra Malaysia e Corea del Nord, tra il richiamo e la convocazione di ambasciatori, spunta un video sulla brutalità dell'attacco all'aeroporto di Kuala Lumpur contro Kim Jong-nam, fratellastro del leader del Nord Kim Jong-un, ucciso lunedì scorso: le immagini, ottenute e trasmesse dall'emittente nipponica Fuji Tv, sembrano rafforzare l'ipotesi di agguato studiato nei dettagli.
Nel video, girato dalle telecamere di sorveglianza dello scalo malese, si vede Kim aggredito da due sconosciute (le donne poi arrestate dalla polizia, una vietnamita e un'indonesiana) che gli lanciano del liquido sul volto. Da differente inquadratura si vede l'uomo chiedere aiuto al servizio assistenza clienti, essere aiutato dalla sicurezza prima degli attacchi di vertigine. Il decesso avverrà poco dopo, durante il trasporto in ospedale.
Riunendo il Consiglio di sicurezza nazionale, il premier e presidente reggente sudcoreani Hwang Kyo-ahn ha ipotizzato altre provocazioni, invitando i militari a tenere alta la vigilanza.
Lo scontro tra Kuala Lumpur e Pyongyang è salito di tono: la Malaysia ha richiamato il suo ambasciatore "per consultazioni" e ha convocato quello nodcoreano Kang Chol per protestare contro le accuse rivolte sulla gestione delle indagini. Il 17 febbraio Kang ha insinuato che la Malaysia ha "qualcosa da nascondere" e che il suo governo è "colluso e agisce sotto l'influenza di forze esterne". E oggi il diplomatico è tornato a denunciare come "non credibili le indagini". Kang ha richiesto un'indagine congiunta, ma nel fine settimana si è avuta la seconda autopsia sulle cause del decesso e i risultati saranno noti non prima di mercoledì.
Il premier malese Najib Razak è intervenuto per dire di avere "assoluta fiducia" che polizia e medici stiano svolgendo compiti "molto oggettivi. Aspettiamo che capiscano che stiamo applicando la legge in Malaysia". I due Paesi ristabilirono le relazioni diplomatiche nel 1973, aprendo le ambasciate nelle capitali (biennio 2003-04). Dal 2009, la Malaysia è il primo Paese i cui cittadini possono recarsi al Nord senza visto.
Le indagini stanno cercando di far luce sul possibile ruolo di Ri Jong-chol, il primo nordcoreano arrestato, coi 4 connazionali sospettati di gravi responsabilità. Sarebbero tornati a Pyongyang con rotte inconsuete per far perdere le tracce: secondo il Chosun Ilbo, quotidiano di Seul, sarebbero tutti agenti del Nord basati nel sudest asiatico. Il tabloid britannico Mail on Sunday ha ricostruito la storia di Kim Han-sol, figlio di Kim Jong-nam, che avrebbe rinunciato a settembre agli studi a Oxford perché le autorità cinesi segnalarono i rischi di ritorsioni da Pyongyang, consigliando lui e il padre di non lasciare Macao e la Cina. (ANSA).