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Pakistan, esercito: uccisi oltre '100 terroristi'

Saliti a 83 i morti dell'attacco al tempio

L'esercito pachistano ha annunciato di avere ucciso oltre "100 terroristi" in un giro di vite della sicurezza dopo l'attentato al santuario sufi di Lal Shahbaz Qalandar, a Shewan, nella provincia meridionale di Sindh, avvenuto ieri e costato la vita ad un'ottantina di persone. Lo scrive The Indipendent su Twitter. L'attentato di ieri è stato rivendicato dall'Isis.

E' salito a 83 morti e 250 feriti il bilancio dell'attentato kamikaze sferrato ieri sera contro il tempio sufi di Lal Shahbaz Qalandar, a Shewan, nella provincia meridionale di Sindh. Lo riferisce oggi la tv Dunya. Fonti ospedaliere di Shewan hanno infatti confermato che tre dei feriti più gravi sono deceduti nelle ultime ore. Inoltre si è appreso che negli ospedali di cinque città (Sehwan, Jamshoro, Nawabshah, Hyderabad and Karachi) destano preoccupazione le condizioni di molti altri feriti. Un portavoce dell'associazione caritatevole Edhi ha indicato che apparentemente gli attaccanti hanno preso di mira l'ala del tempio dedicata alle donner, e questo spiegherebbe la morte di 30 bambini che si trovavano con le loro madri.

Anche se viene messo sempre più sotto pressione dalle operazioni militari internazionali in corso in Iraq e Siria, il cosiddetto califfato di Abu Bakr al Baghdadi continua a seminare morte e terrore lontano dai suoi 'confini': oggi, la sua 'agenzia di stampa' Amaq ha rivendicato a nome dello Stato islamico due mostruose carneficine: una compiuta in Pakistan ed un'altra in Iraq, con un totale di circa 150 morti, tra cui donne e bambini, e diverse centinaia di feriti. La strage più sanguinosa è quella compiuta in Pakistan, ad opera di un attentatore suicida contro il tempio sufi di Lal Shahbaz Qalandar, a Shewan, nella provincia meridionale di Sindh. Il bilancio, ancora provvisorio, parla di una settantina di morti, o addirittura un centinaio, secondo il Times of India. I feriti sono circa 250. Il kamikaze, secondo quanto hanno riferito fonti di polizia, è entrato nel tempio e ha lanciato una granata, per diffondere il panico, e poco dopo si è fatto saltare in aria. Al momento dell'esplosione all'interno del tempio c'erano migliaia di fedeli, famigliole, impegnati a celebrare il Dhamal, un antico rituale del sufismo, una corrente religiosa considerata eretica dall'Isis così come dai talebani e al Qaida. A rivendicare l'attentato è stato però prontamente l'Isis, che in un comunicato ha descritto l'attentatore come "un martire dello Stato islamico", entrato in azione contro "una riunione di sciiti".

Anche in Iraq, secondo la puntuale rivendicazione diffusa sempre da Amaq, l'obiettivo erano gli sciiti. Qui il massacro è stato compiuto con un'autobomba, fatta esplodere nella parte sud di Baghdad, nel quartiere di Bayya, per l'appunto a maggioranza sciita. Il bilancio, anche in questo caso tuttora provvisorio, parla di 55 morti e almeno 70 feriti. Ormai quasi non passa giorno senza che l'Isis rivendichi micidiali attentati a Baghdad, dove oggi ci sono stati anche altri quattro diversi attacchi, che hanno causato la morte di otto persone e il ferimento di altre trenta. Anche in Pakistan i seguaci del 'califfo' sembrano all'offensiva. Nei giorni scorsi hanno rivendicato numerosi attacchi. E la loro attività sembra in aumento. Lo scorso novembre ha peraltro 'firmato' una strage simile a quella di oggi, contro un tempio sufi in Beluchistan. Allora, il bilancio fu di almeno 52 morti e decine di feriti

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