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In Brasile ancora sangue in carcere, almeno 33 morti

In un penitenziario nel nord del Paese a pochi giorni dalla strage di Manaus

 

    Ancora orrore e sangue nelle galere brasiliane: almeno 33 detenuti sono stati brutalmente assassinati la notte scorsa nel Penitenziario agricolo di Monte Cristo (Pamc), il maggior carcere dello Stato di Roraima, nel nord del Paese, appena cinque giorni dopo la strage avvenuta nella prigione Anisio Jobim di Manaus, in Amazzonia, e costata la vita a 56 reclusi (altri quattro sono stati uccisi nella stessa occasione in una vicina struttura, totalizzando 60 vittime complessive).

    Secondo le autorità locali, stavolta l'eccidio potrebbe essere stato provocato dalla gang Primeiro Comando da Capital (Pcc) per vendicarsi del massacro di suoi membri avvenuto tra domenica e lunedì scorsi proprio nel carcere della capitale amazzonica Manaus. Come nella mattanza precedente, anche in questo caso la maggior parte delle vittime sono state decapitate, hanno avuto il cuore strappato dal petto o il corpo smembrato, secondo quanto hanno riferito gli agenti giunti sul posto.

    Il Dipartimento di Giustizia e Cittadinanza di Roraima ha emesso un breve comunicato spiegando che le forze speciali della polizia sono nel frattempo già entrate nella struttura e che la situazione è quindi tornata "sotto controllo". In base alle prime informazioni non si tratterebbe dell'ennesima sommossa, ma di un blitz compiuto da alcuni reclusi nei confronti di altri, forse di fazioni rivali.

    E' stata una "tragedia annunciata", ha dichiarato il vice coordinatore della Pastorale carceraria nazionale, padre Gianfranco Graziola, che ha seguito la situazione dei detenuti a Roraima per quasi 15 anni. Non è del resto la prima volta negli ultimi mesi che il maggior carcere dello Stato al confine col Venezuela registra violenti incidenti al suo interno: lo scorso ottobre una rivolta causata da una rissa tra il Pcc e un'altra feroce organizzazione criminale, il Comando Vermelho, si è conclusa con dieci morti. E tre dei cadaveri avevano la testa mozzata, mentre gli altri sette erano carbonizzati. Tutte le vittime appartenevano al Comando Vermelho, che domina sul 10% del penitenziario, controllato per il restante 90% dal Primeiro Comando da Capital.

    Fino allo scorso giugno le due gang erano alleate nel comando del narcotraffico alla frontiera con il Paraguay.

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