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Gaza: esercitazioni emergenza di Hamas

Simulate esplosioni. Pompieri e ambulanze nelle strade

Per la seconda volta in un anno le autorità palestinesi di Gaza hanno simulato questa settimana situazioni di emergenza per migliorare rapidità e efficienza delle forze di pronto intervento nella eventualità che si verifichi un nuovo conflitto con Israele. Traumatizzata dalle guerre del passato, la popolazione è stata avvertita in anticipo attraverso i mass media dell'imminenza dell'esercitazione. Eppure non pochi, vedendo l'atmosfera d'emergenza creatasi nelle strade, sono ripiombati in uno stato di angoscia e di apprensione. Tanto più forte fra quanti non sono ancora riusciti in questo lasso di tempo a riparare le abitazione danneggiate nel conflitto dell'estate 2014. Iniziate di mattina, le operazioni si sono protratte fino al primo pomeriggio. A Gaza si sono sentite esplosioni e raffiche di armi automatiche che simulavano un'offensiva israeliana aerea e terrestre. Subito i primi mezzi sono usciti a sirene spiegate dalle stazioni di polizia per aiutare gli ipotetici feriti e poi per evacuare i detenuti dagli edifici 'colpiti'. I vigili del fuoco hanno provveduto a prendere posizione per 'spegnere incendi' in edifici nel centro di Gaza City. Per molte ore a Gaza si sono udite con insistenza le sirene delle ambulanze. Con questa esercitazione, ha spiegato il ministero dell'interno, si è voluto aumentare il senso di sicurezza della popolazione e la stabilità nella Striscia. Malgrado le ripetute assicurazioni delle autorità, sul web c'è chi ha egualmente espresso il timore che l'esercitazione stia ad indicare l'avvicinarsi di un nuovo confronto armato con Israele. Del resto Hamas non lo nega: un suo dirigente, Khalil al-Haya, in occasione del 29/mo anniversario della fondazione del suo movimento, ha annunciato: "Noi diciamo oggi al nostro nemico: domani arriveremo da voi se lo vorrà il Cielo passando sopra o sotto la terra, con i tunnel, dal mare o dal cielo. A quanti ci chiedono: Quando? Io rispondo: Presto". Ad un pugno di metri, oltre il reticolato ci sono poi le case israeliane. L'ufficiale dei carristi israeliano alza gli occhi verso la torretta bianca di sorveglianza di Hamas dall'altra parte della rete: "Per il momento - dice all'ANSA - hanno interesse a mantenere calmo il confine, ma sappiamo che si stanno preparando ad un nuovo round". Poi, dal bordo di una grande buca scavata dai trattori, indica l'ingresso in cemento del tunnel che sbuca in territorio israeliano e aggiunge: "Verranno da altri come questo ma non solo. La minaccia può giungere anche dal cielo: con droni o anche aquiloni. Possono montare telecamere o anche ordigni". Proprio due giorni fa - racconta l'ufficiale di Tzahal - si è svolta l'ultima esercitazione israeliana: "All'improvviso il comando ci ha informato che un centinaio di terroristi di Hamas erano entrati in Israele. Dovevamo trovarli e colpirli mentre erano stati simulati attacchi contro i civili dei vicini kibbutz di Nahal Oz e Kfar Azza. Va ricordato che gli agricoltori che lavorano nei campi, in caso di attacchi con mortai, hanno 5 secondi per mettersi al riparo". Lo spazio di terra lungo il confine, a ridosso dei campi agricoli dell'una e dell'altra parte, è tra i più controllati di Israele. Punti di osservazione, sensori sul reticolato, palloni di controllo, telecamere ovunque e molto altro che è tuttavia segreto militare. Un ufficiale, al riparo di una buca coperta da materiale mimetico, indica su un monitor le scie di miliziani di Hamas che si muovono all'interno e all'esterno della Torretta di guardia. Ma è sempre l'uomo a fare la differenza: per questo gruppi speciali dell'esercito israeliano presidiano notte e giorno l'area che è stata suddivisa in tre zone (Hoovers, Melekh (re), Burma (Birmania)) e delimitano altrettanti punti ritenuti invalicabili. I civili che aiutano a porre le istallazioni dell'esercito - e anche oggi ce ne sono molti - sono protetti da grandi scudi di acciaio e guardati e vista. "Hamas - spiega l'ufficiale - cerca sempre di più di operare come un esercito: si sposta e agisce come un esercito vero e proprio. Per noi in un certo senso è anche preferibile, perchè sappiamo meglio come muoverci di fronte a forze organizzate". Del resto Hamas è schierata quasi simmetricamente dall'altra parte: i suoi miliziani - continua - "ci studiano di continuo, seguono i nostri spostamenti. Il suo standard è migliorato, il suo livello militare sembra in ascesa e aumenta il controllo che vuole mantenere nei confronti dei gruppi salafiti autori degli ultimi lanci di razzi dalla Striscia contro Israele". A due anni e mezzo di distanza dall'ultima guerra - quella dell'estate del 2014 - il problema resta ancora quello dei tunnel. "Quello che vedete - dice ancora indicando l'uscita della costruzione sotterranea - è a circa 15 metri di profondità. Ma può essere scavato anche a 20-30 metri. Difficile da trovare. All'interno ci sono binari, elettricità, linee telefoniche, muratura in cemento, maschere antigas e anche moto da cross usate per i lanciarazzi. Nel loro genere, sono di alta qualità". E che la minaccia sia ancora valida lo dice la notizia che alcuni giorni fa nella Striscia sono morti tre miliziani delle Brigate 'Izzedin Qassam', ala militare di Hamas, a causa del crollo di un tunnel proprio nella zona di Sujaya. Ad un pugno di metri.

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