In Macedonia alle 7 si sono aperte le urne per le elezioni politiche anticipate dalle quali tutti si attendono il superamento della lunga crisi politica che da quasi due anni paralizza il Paese, con lo stallo delle riforme e un forte ritardo nel cammino europeo. A generare la crisi era stato nel gennaio 2015 lo scandalo delle intercettazioni con le accuse del leader dell'opposizione socialdemocratica Zoran Zaev al capo del governo conservatore Nikola Gruevski di aver tenuto sotto controllo le conversazioni telefoniche di oltre 20 mila persone - politici, magistrati, diplomatici stranieri, esponenti religiosi, giornalisti. Gruevski e Zaev, leader rispettivamente del partito conservatore Vmro-Dpmne al potere da dieci anni e del partito socialdemocratico (Sdsm), restano i principali protagonisti del voto odierno, al quale partecipano cinque coalizioni e sei partiti.
Le elezioni, dopo un lungo ed estenuante braccio di ferro tra i due schieramenti, sono state rese possibili da un accordo raggiunto nel 2015 fra le quattro principali forze politiche del Paese, con la mediazione della Ue: oltre a Vmro-Dpmne e Sdsm anche i due maggiori partiti della numerosa minoranza albanese, che rappresenta un quarto dei 2 milioni di abitanti della Macedonia. Gli ultimi sondaggi davano in lieve vantaggio il partito Vmro-Dpmne di Gruevski, dimessosi all'inizio dell'anno sulla base degli accordi raggiunti.