La Corte suprema dell'Iran ha
confermato la pena di morte per il petroliere miliardario Babak
Zanjani, accusato di appropriazione indebita, riciclaggio di
denaro e frode. Lo ha riferito un alto funzionario della Corte
suprema, Gholam-Reza Ansari, annunciando anche che la Corte non
ha invece confermato la pena di morte per gli altri due imputati
coinvolti nel caso, Hamid Fallah-Heravi e Mehdi Shamszadeh,
accusati di appropriazione indebita.
Zanjani, 41 anni, è uno degli uomini d'affari più ricchi
dell'Iran, con un patrimonio stimato di 14 miliardi di dollari.
Era stato arrestato il 30 dicembre 2013, poco dopo l'elezione
alla presidenza di Hassan Rohani, assieme agli altri due
imputati con l'accusa di appropriazione indebita di circa due
miliardi di euro appartenenti al ministero del Petrolio per il
quale il miliardario avrebbe condotto alcune operazioni. Le
accuse, contenute in un fascicolo di oltre 40.000 pagine,
risalgono al periodo della presidenza di Mahmoud Ahmadinejad.
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