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Viceministro di Israele shock: "Terremoto punizione per Unesco" . Poi le scuse

Pd: 'Si deve dimettere'. L'ambasciata: 'Non rappresenta Israele'


 Il terremoto? Una punizione divina all'Italia per essersi astenuta alla votazione dell'Unesco sulla Città Vecchia di Gerusalemme che, a giudizio di Israele e delle comunità ebraiche del mondo, ha negato i legami millenari di Israele con l'ebraismo. E' bufera sulle parole del vice ministro della Cooperazione regionale di Israele Ayooub Kara (del Likud, il partito del premier Benyamin Netanyahu) in missione in questi giorni a Roma in Vaticano proprio sulla vicenda delle votazioni all'Unesco. 

"Condanniamo le parole del viceministro Ayoub Kara. Sono inappropriate e non dovevano essere pronunciate. Il viceministro si è scusato per questo e ci associamo a queste scuse". Lo ha detto il portavoce del ministero degli affari esteri israeliano Emmanuel Nahshon, durante lo shabbat. Il premier Benyamin Netanyahu affronterà l'argomento direttamente con Kara al più presto possibile. Kara ieri, secondo Ynet, aveva sostenuto che il terremoto in Italia era una punizione per la Risoluzione Unesco.

Alla vigilia della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella regione, tra Italia e Israele rischia così di riaccendersi una polemica che sembrava ormai chiusa. "Fossero confermate le parole che riferisce il sito israeliano Ynet su quanto detto dal vice ministro israeliano - afferma dalla maggioranza Emanuele Fiano del Pd - Netanyahu dovrebbe chiedere le sue dimissioni immediate per indegnità e chiedere scusa agli italiani tutti. Se vere, sono parole vergognose e inaccettabili".

"Il vice ministro Kara dimostra quali danni possa fare al suo paese un fanatico che parla come un fondamentalista di opposto segno religioso", è invece la condanna di Fabrizio Cicchitto (Ncd), presidente della Commissione Esteri della Camera, che definisce "demenziali e inqualificabili" le dichiarazioni dell'esponente di governo israeliano. In attesa di reazioni da Gerusalemme, in serata è arrivata la netta presa di distanze dell'ambasciata israeliana a Roma: "Le parole attribuite al vice ministro Kara non rappresentano assolutamente la posizione dello Stato di Israele. Ci sarà un controllo sulla vicenda. Israele ha massima considerazione delle sue importanti e amichevoli relazioni con l'Italia ed è vicino al governo e al popolo italiano per i tragici terremoti", hanno riferito fonti della sede diplomatica all'ANSA.

L'astensione dell'Italia all'Unesco era stata attaccata con forza dall'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) e criticata in seguito dallo stesso premier Matteo Renzi, che l'aveva definita "allucinante", portando il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ad annunciare un cambio di indirizzo italiano nelle prossime votazioni. Prima delle parole di stasera, pace era stata fatta anche con Netanyahu, che anzi aveva lodato la reazione italiana e di Renzi in particolare. Kara ha raccontato di aver avvertito proprio mentre si trovava in Vaticano la scossa che ha messo in ginocchio per la seconda volta l'Italia centrale. "Passare attraverso un terremoto non è stata la più piacevole delle esperienze, ma - ha detto Kara secondo quanto riferito dal sito Ynet - abbiamo avuto fiducia che la Santa Sede ci avrebbe tenuto al riparo. Sono certo che il terremoto - ha affermato - sia avvenuto a causa della decisione Unesco, che il Papa ha fortemente disapprovato".

Per Kara, Francesco "ha anche detto che la Terrasanta è legata alla Nazione di Israele". Druso israeliano, politico di lungo corso, ritenuto un 'falco', Kara non è nuovo ad uscite controverse. Quando Ariel Sharon decise di abbandonare Gaza e di far uscire gli israeliani dalla Striscia abbandonando gli insediamenti, Kara sostenne che non dovevano essere impiegati soldati di origine drusa perché erano contrari al disimpegno. Stessa opposizione la dimostrò contro il ritiro di Israele dal Libano. Nemico giurato dell'Iran e sostenitore di un attacco militare da parte di Israele contro Teheran, Kara ha detto più volte che Israele non può fare la pace con i palestinesi perché "non c'è nessuno con cui fare la pace".

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