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Guerra fra socialisti Spagna, affondo contro Sanchez

Si dimette maggioranza esecutivo per costringerlo a lasciare

(di Francesco Cerri)

MADRID  - Lo scontro fratricida fra socialisti spagnoli è ora guerra aperta, con una larga parte del partito impegnata a fare cadere il contestato segretario Pedro Sanchez, che per ora rimane però aggrappato alla poltrona. Questo pomeriggio 17 dei 33 membri ancora in funzione dell' esecutivo nazionale hanno rassegnato le dimissioni, ritenendo che questo dovrebbe costringere anche Sanchez a lasciare. Ma lo statuto del partito non è chiaro, certo non ha previsto una situazione ingarbugliata come quella che oggi vive il Psoe dopo la serie di sconfitte elettorali 'storiche' nell'ultimo anno sotto la guida di Sanchez.

Contro il segretario si è alzata oggi anche la voce del 'grande vecchio' del socialismo spagnolo: l'ex-premier Felipe Gonzalez si è detto "ingannato e defraudato " da Sanchez. 'Felipe' ha riferito che il segretario si era impegnato ad astenersi in seconda lettura sulla formazione di un nuovo esecutivo del premier uscente Mariano Rajoy, per senso dello stato, per fare uscire il paese dalla lunga crisi. Ma non l'ha fatto, accusa Gonzalez, ora schierato nel campo degli anti-Sanchez. Questa mattina il leader ha sfidato gli oppositori a dimettersi dall'esecutivo per farlo cadere. Loro lo hanno preso in parola, e rassegnato le dimissioni nel pomeriggio. Lo scontro decisivo, se il segretario continua a rifiutare di dimettersi, è previsto sabato, quando si riunirà il consiglio federale del partito. Se invece la rivolta nell'esecutivo nazionale convincerà il leader ad assumere la responsabilità politica delle sconfitte - nel Paese Basco il Psoe è sceso dal 40% di 8 anni fa all'11% - il partito dovrà nominare una giunta direttiva provvisoria, probabilmente guidata dalla presidente dell'Andalusia Susana Diaz. Fino alla tenuta di un congresso straordinario. Sanchez vorrebbe invece che un rapido congresso in dicembre, preceduto il 23 ottobre da una primaria nella quale i militanti dovrebbero eleggere il nuovo segretario. Ha già chiarito che lui si ripresenterebbe. El Pais in un editoriale lo ha accusato di "manovrare per evitare di assumere la responsabilità dopo una serie di gravissime sconfitte" e parla di "partito sequestrato" dal suo leader. Il segretario contestato ha accusato i suoi oppositori di fare il gioco di Rajoy. Per El Pais è "un ricatto politico: o con Rajoy o con me". Un linguaggio che piace alla base, cioè agli elettori alle primarie.

Intanto il suo principale avversario l'andalusa Susana Diaz, capo della più potente federazione del partito, ha fatto capire di essere pronta a prendere il suo posto: "andrò dove me lo chiedono i compagni, al primo o all'ultimo posto" ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se era pronta a prendere in mano il partito. Diversi analisti non escludono che le convulsioni del Psoe alla fine possano produrre una schiarita nella crisi politica del paese. Se Sanchez cadrà il Psoe potrebbe dare via libera dall'opposizione ala formazione di un nuovo governo Rajoy, consentendo al paese di tornare alla normalità ed evitare le terze elezioni in un anno a Natale.

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