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Parigi-Bruxelles. Parla Salah: "Abaaoud responsabile attentati 13/11"

"Ho rinunciato a farmi saltare quando ho parcheggiato la macchina"

Il "responsabile degli attentati" del 13 novembre a Parigi è Abdelhamid Abaaoud, morto nell'assalto al covo di S.Denis. Lo ha detto Salah Abdeslam secondo i verbali dell'interrogatorio dello scorso 19 marzo a Bruxelles, rivelati dal quotidiano Le Monde.

Che Abaaoud sia il responsabile degli attentati che hanno causato 130 morti a Parigi "lo so da mio fratello Brahim", il kamikaze che si è fatto esplodere al Comptoir Voltaire, ha continuato Salah Abdeslam, nei verbali rivelati oggi da Le Monde. Sempre secondo il giornale, l'ex fuggitivo ha poi spudoratamente mentito agli inquirenti dicendo di aver conosciuto Abaaoud solo alla vigilia della strage quando è ampiamente dimostrato che fossero amici d'infanzia a Molenbeek. Salah afferma di averlo visto "una volta sola" nella vita, alla vigilia delle stragi parigine, in un covo a Charleroi, nel sud del Belgio. Abdeslam conferma di essere stato lui ad aver noleggiato le auto del commando e prenotato le stanze d'albergo. "L'ho fatto in seguito a una richiesta di mio fratello Brahim". Conferma solo l'identità di Bilal Hadfi, e non degli altri due kamikaze dello Stade de France di cui dice "ignorare il ruolo". Precisa anche che doveva recarsi alla partita amichevole Francia-Germania, senza biglietto, "per farsi esplodere".

La cintura di Salah Abdeslam a Parigi "mancava di liquido esplosivo". Riferisce sempre il quotidiano francese citando la testimonianza di Abid Aberkan, il cugino da cui l'ex fuggitivo si rifugiò a Molenbeek, rue des Quatre-Vents, fermato anch'egli il 19 marzo. Salah stesso ha detto agli inquirenti che quella cintura gliel'aveva consegnata il fratello Brahim nell'appartamento affittato a Bobigny. Dopo aver rinunciato, ha aggiunto l'ha "nascosta" in un "luogo discreto".

"Ho rinunciato quando ho parcheggiato la macchina": Salah ha raccontato agli inquirenti belgi - secondo i verbali dell'interrogatorio diffusi da Le Monde - il momento della sua rinuncia a farsi esplodere con gli altri membri dei commando il 13 novembre a Parigi. "Ho fatto scendere i miei tre passeggeri, poi sono ripartito - ha detto - ho guidato alla cieca, mi sono fermato da qualche parte, non saprei dove. Ho chiuso l'auto, ho portato via la chiave e sono rientrato nella stazione Montrouge. Ho fatto qualche fermata di metro, una o due. Sono sceso, ho camminato fino a un negozio di telefoni, ne ho comprato uno e ho contattato una sola persona: Mohamed Amri". E' lui l'amico che, insieme con Hamza Attou, partirà immediatamente da Bruxelles per andarlo a recuperare a Parigi.


   

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