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Siria, Obama-Putin: più cooperazione per il cessate il fuoco. Turchia: "Falsa accusa Damasco di sconfinamento"

Ankara: "Non invieremo truppe di terra"

Stati Uniti e Russia tentano una nuova mediazione per risolvere la crisi siriana. Barack Obama e Vladimir Putin ne hanno parlato ieri al telefono concordando una maggiore cooperazione per raggiungere il cessate il fuoco, ma a patto - ha avvertito il presidente americano - che Mosca fermi i raid contro i ribelli.

Sul terreno, nonostante l'accordo di Monaco, il conflitto non accenna a fermarsi, anzi cresce la tensione tra il regime di Damasco e la Turchia - che nel frattempo bombarda i curdi - e tra Arabia Saudita e Iran.

Il nemico comune, almeno sulla carta, resta l'Isis. Così Obama e Putin in colloquio telefonico - su iniziativa della Casa Bianca, precisa il Cremlino - hanno deciso di stabilire stretti contatti tra il ministero della Difesa russo e il dipartimento della Difesa statunitense per debellare la minaccia jihadista. Washington e Mosca si sono impegnate anche ad intensificare la cooperazione tra le rispettive agenzie ed altre strutture per l'attuazione dell'accordo raggiunto giovedì a Monaco dal Gruppo Internazionale di Supporto sulla Siria, che prevede l'avvio della tregua dal 19 febbraio. Su un punto, però, Obama è stato netto: la Russia "deve giocare ora un ruolo costruttivo, ponendo fine alla campagna aerea contro le forze dell'opposizione moderata in Siria".

Sul campo, proseguono massicce le operazioni militari su tutti i fronti. Le forze governative avanzano verso Raqqa, la 'capitale' dell'Isis in Siria, ed hanno annunciato di aver conquistato delle alture strategiche nell'ovest della regione. Allo stesso tempo, la Turchia sta bombardando le postazioni curdo-siriane del Pyd, che nei giorni scorsi si sono impadronite della base aerea di Menagh, 30 chilometri a nord di Aleppo, approfittando dell'offensiva del regime. Damasco ha accusato Ankara di aver colpito anche le postazioni del proprio esercito e di aver sconfinato con un centinaio di soldati e veicoli armati. 

L'esercito turco non è entrato nel territorio siriano, come denunciato ieri da Damasco. Lo ha detto stamani in Parlamento il ministro della Difesa di Ankara, Ismet Yilmaz. Ieri il ministero degli Esteri siriano aveva inviato al segretario generale dell'Onu e alla presidenza del Consiglio di sicurezza una lettera in cui accusava la Turchia di aver sconfinato con "12 pickup armati e circa 100 militari nei pressi del valico di Bab al-Salameh, vicino all'aerea di Azaz colpita dall'artiglieria di Ankara".

La Turchia ha inoltre fatto sapere di non avere intenzione di inviare truppe di terra in Siria.

 

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