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Isis: capo 007 Usa, "proveranno ad attaccarci quest'anno"

Isis: capo 007 Usa, "proveranno ad attaccarci quest'anno"

'Stanno infiltrando i rifugiati da Siria e Iraq'

09 febbraio 2016, 21:37

Redazione ANSA

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Isis: capo 007 Usa, proveranno ad attaccarci quest 'anno © ANSA/EPA

Isis: capo 007 Usa, proveranno ad attaccarci quest 'anno © ANSA/EPA
Isis: capo 007 Usa, proveranno ad attaccarci quest 'anno © ANSA/EPA

"L'Isis molto probabilmente proverà ad attaccare gli Stati Uniti quest'anno": è l'allarme lanciato dal numero uno dell'intelligence Usa, James Clapper, che nel corso di un'audizione davanti al Congresso ha sottolineato come lo Stato Islamico stia infiltrando i rifugiati che scappano da Siria e Iraq.

"L'Isis - ha specificato il numero uno degli 007 della difesa americana, Vincent Steward - nel 2016 tenterà di attaccare non solo di nuovo l'Europa, ma anche gli Stati Uniti direttamente sul suolo nazionale". Clapper ha quindi spiegato che le stime parlano di estremisti violenti in almeno 40 Paesi: mai come prima esistono per i terroristi più porti sicuri che in qualsiasi altro momento della storia.

Un milione in fuga da Siria. Mosca, inviato piano a Usa - "Se i raid militari russi e siriani" nella zona di Aleppo continueranno allo stesso ritmo, "l'afflusso di rifugiati verso la Turchia potrebbe raggiungere un milione" di persone. Con il passare delle ore, gli allarmi per la crisi umanitaria nel nord della Siria si fanno sempre più forti. Mentre Ankara ipotizza gli "scenari peggiori" per sollecitare l'intervento della comunità internazionale e accusa la Russia di "bombardare i civili senza pietà", l'Onu lancia un appello proprio alla Turchia perché riapra immediatamente le sue frontiere, dove da giorni sono ammassati oltre 30mila profughi fuggiti dai raid. A puntare il dito contro Mosca è anche il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, secondo cui l'ondata di rifugiati è una "diretta conseguenza" dei suoi raid.

Ma il Cremlino respinge le accuse, ricordando che "nessuno ha mai addotto delle prove attendibili", e con il ministro degli Esteri Sergei Lavrov annuncia di aver proposto agli Usa uno "schema assolutamente concreto" per risolvere la crisi siriana, su cui spera in una rapida risposta di Washington. "La Russia sta continuando a bombardare senza pietà obiettivi civili che non hanno nulla a che fare con il terrorismo. Il 90% degli oltre 6mila raid hanno preso di mira i civili e l'opposizione moderata e solo il 10% l'Isis", accusa il premier turco Ahmet Davutoglu. A denunciare gli effetti dei raid russi era stata anche la cancelliera tedesca Angela Merkel durante la sua visita di ieri ad Ankara.

Oggi Mosca si è detta "sorpresa dal suo sostegno incondizionato ad Ankara sull'intera questione siriana". "Non chiuderemo le porte ai rifugiati", promette intanto Davutoglu, secondo cui altri 70mila sono in arrivo, a meno che l'offensiva non si fermi. Ma per il momento Ankara consente solo un accesso "in modo controllato", con circa 10mila persone accolte dall'inizio della crisi ad Aleppo, secondo il ministro degli Esteri. In queste ore la Turchia invia i suoi camion di aiuti alle tendopoli oltreconfine. "Vogliamo garantire i servizi necessari il più possibile" in territorio siriano, ma "se sarà necessario" li faremo entrare, insiste Davutoglu, spiegando che "Turchia e Germania sono i due Paesi che portano il peso più grande della crisi dei rifugiati siriani" ma non possono "farsene carico da sole".

Ad Ankara "chiediamo di aprire la sua frontiera a tutti i civili in Siria che fuggono da pericoli e necessitano di protezione internazionale, come ha fatto finora" accogliendo 2,5 milioni di siriani, è l'appello dell'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr). Secondo le Nazioni Unite il rischio è ora che 300mila persone rimangano 'intrappolate' ad Aleppo, senza possibilità di accedere agli aiuti umanitari, se il regime di Assad riuscirà a circondare interamente la città, bloccando le vie di fuga. Fino a 150mila sfollati potrebbero riversarsi nelle prossime ore nei campi della località curdo-siriana di Afrin e nelle zone circostanti, dove nei giorni scorsi in migliaia erano già fuggiti dalle bombe.

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