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Isis a Sirte, consegnateci le figlie

Al Karami, andranno in spose a combattenti. Decapiteremo chi si ribella

"Decapiteremo i ribelli dell'opposizione dopo la preghiera del venerdì, gli abitanti di Sirte consegnino le loro figlie ai combattenti che le sposeranno". E' il minaccioso proclama lanciato ieri dal leader spirituale dell'Isis, Hassan al Karami, in un sermone nella moschea al Rabat, dove ha proclamato l'emirato di Sirte. 

Poco si conosce della figura di Karami, il cui pseudonimo è Abou Moaweya. Secondo un attivista dei diritti umani di Bengasi - citato dal sito International Business Times - che sarebbe stato in contatto con un cugino del jihadista, il capo spirituale dello Stato Islamico a Sirte, in passato ha militato nella formazione Ansar al-Sharia dopo la caduta di Mummar Gheddafi nel 2011. La stessa fonte ha precisato che la famiglia di Karami era proprietaria di un negozio sulla strada per l'aeroporto della città, negozio poi distrutto dopo che emersero i legami della sua famiglia con la formazione Ansar con finanziamenti all'organizzazione. Karami ha iniziato a farsi un nome in veste di predicatore, prima a Bengasi e poi a Derna, fino a quando non ha assunto un ruolo di primo piano a Sirte, "diventando Mufti di Daesh, grazie alle sue conoscenze". Secondo l'attivista Karami ha frequentato "una Kkwala, scuola privata islamica" e rispetto agli altri jihadisti, "ha una buona cultura alle spalle". Un video del 2013 lo ritrae mentre critica - in una tv locale libica - la cattura di Abu Anas al-Libi, esponente di al Qaida, da parte delle forze speciale Usa a Tripoli. In quella occasione Karami attaccò il governo ad interim libico per avere permesso ai "miscredenti" di catturare Libi per il ruolo avuto nel 1998 nell'attacco all'ambasciata americana a Nairobi.
   

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