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Grande guerra: 100 anni fa, impero tedesco a Varsavia

Grande guerra: 100 anni fa, impero tedesco a Varsavia

Sottomissione polacchi e vessazioni ebrei furono prodromo shoah

02 agosto 2015, 23:46

di Matteo Alviti

ANSACheck

Cento anni fa, il cinque agosto del 1915, le truppe del Reich guglielmino entravano trionfanti a Varsavia, appena conquistata in un'avanzata che sembrava in quel momento inarrestabile sul fronte orientale. Quasi l'unico in movimento. Quell'episodio del Primo conflitto mondiale, accesosi l'anno prima con l'attentato di Sarajevo e conclusosi solo tre anni e diciassette milioni di morti più tardi, ha per la Germania, e per la storia, un valore simbolico. Perché l'avanzata a est a spese dei russi e la conquista di tutta la Polonia e di ampie zone della Lituania, quell'estate, furono prodromo di quello che fu poi vent'anni più tardi: la germanizzazione spietata di un territorio straniero. Che soprattutto gli ebrei, già allora, dovettero patire.

Poco dopo l'avanzata a est, i territori della Polonia centrale finiti sotto controllo tedesco vennero posti sotto il governatorato generale civile di Varsavia. Le regioni nord-orientali, insieme a parti delle odierne Lituania, Lettonia e Bielorussia, finirono sotto dominio militare. Quel territorio, abitato da circa tre milioni di persone, venne chiamato 'Terra del comando supremo est' (Land des Oberbefehlshabers Ost, abbreviato in Ober Ost). Su di esso, ricorda un articolo del settimanale Die Zeit, l'uomo forte dell'est, Erich Ludendorff, l'ideatore della 'guerra sottomarina totale', ''ebbe l'occasione unica di realizzare un'utopia: piegare interamente un territorio occupato alle proprie idee''.
Il capo di stato maggiore Ludendorff, cresciuto all'ombra del maresciallo Paul von Hindenburg, iniziò così la progressiva, spietata germanizzazione di un territorio composito, sia dal punto di vista etnico che religioso. Hindenburg e Ludendorff - che dopo la guerra ebbe molte frequentazioni con Adolf Hitler e prestò il suo nome al putsch fallito del 1923 - pensavano che alla lunga quei territori sarebbero entrati a far parte del Reich. Si parlava di 'incorporazione', ma anche più esplicitamente di 'annessione'. In quel periodo mutò anche radicalmente la disposizione del comando tedesco nei confronti degli ebrei che abitavano i territori. Se fino al 1914, a differenza dei russi, i tedeschi pensavano di potersi fidare principalmente proprio di loro, e non degli inaffidabili cattolici polacchi, nel corso di quell'anno le cose iniziarono a cambiare. A Berlino si moltiplicavano le voci che esprimevano diffidenza nei confronti dei consiglieri sionisti, come Max Bodenheimer, e il vecchio console generale di Varsavia, barone August von Brueck, considerato esperto di questioni polacche presso la cancelleria, non ne voleva sapere di affidarsi alla popolazione ebraica in Polonia.
Così dopo la conquista di Varsavia e la creazione, tra il 1915 e il 1916, dell'Ober Ost, la fiducia nei confronti degli ebrei era già definitivamente tramontata. Governatori e militari si comportarono come colonialisti, portatori di una cultura da imporre a popoli primitivi. Contemporaneamente iniziò il saccheggio delle risorse tecniche ed economiche del Paese, con misure che colpirono in particolare gli ebrei. I quali subirono un rapido impoverimento dopo essere stati privati delle proprie fonti di sussistenza, e iniziarono a essere ridotti ai lavori forzati. Di lì seguirono una serie di misure sempre più coercitive, umilianti e violente, descritte nei dettagli dallo storico Zosa Szajkowski, cita ancora Die Zeit. Gli ebrei polacchi furono costretti con le violenze a sopportare ricatti, a infrangere le loro più sacre prescrizioni religiose, furono sequestrate sinagoghe per essere riconvertite in altre attività. I lavoratori forzati venivano rinchiusi in centri per i prigionieri ed erano, di fatto, schiavi.
Ci furono rivolte e le condizioni disumane imposte a parte della popolazione finirono sulla stampa straniera, costringendo Berlino a smentite, non comprovate da documenti, tuttavia. La storia dell'Ober Ost ha molti tratti in comune con quella che seguì, dal 1939. Dai pogrom ai lavori forzati per gli ebrei, considerati subumani. Dai dottori che valutavano gli abili al lavoro, alle deportazioni nei carri bestiame verso i campi di lavoro. Fino ai simboli di riconoscimento sui vestiti per gli stranieri. Elementi di una storia che si è poi ripetuta, in forma di tragedia. Una storia che aveva radici profonde, nel cuore dell'Europa.

 

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