Baghdad è "messa in sicurezza", e se "le cose andranno come previsto cacceremo l'Isis dall'Iraq entro la fine di quest'anno". Ne sono convinti i militari iracheni, così come i responsabili politici del nuovo governo.
Baghdad è una capitale blindata, i checkpoint dei militari e della polizia si susseguono uno dietro l'altro con i controlli che si intensificano man mano che ci si avvicina alla 'Green Zone, l'area superprotetta destinata agli uffici del governo e alle rappresentanze diplomatiche.
"Abbiamo messo al sicuro la capitale. Il numero di attentati, soprattutto con autobomba, è drasticamente ridotto", sottolinea il generale Abdul Amir al-Shammari, comandante in capo delle forze che controllano Baghdad e la regione centrale. "Abbiamo costretto l'Isis a ritirarsi e garantito un'area fino a 50 km dalla capitale, verso ovest in direzione di Falluja (in mano ai jihadisti, ndr). Non possono più colpirci con i loro razzi", conclude l'alto militare. I profughi in fuga da Ramadi, Falluja e dalle altre città sotto il controllo dell'Isis sono bloccati nei campi profughi a decine di chilometri da Baghdad. Così come le loro automobili, che possono trasformarsi in devastanti armi esplosive.
Nei campi, "c'è il rischio reale di infiltrazioni, abbiamo già arrestato una decina di terroristi 'travestiti' da profughi", rivela il portavoce del comando, il maggiore generale Saad Maan. "Se le cose andranno come previsto, e se riceveremo le forniture di armi che ci hanno promesso riusciremo a cacciare l'Isis da tutto il Paese entro la fine di quest'anno". Cita in particolare gli aerei per il monitoraggio di intelligence promessi dagli americani. La linea è la stessa del premier, Haydar al-Abadi, che ha silurato oggi il capo di Stato Maggiore, che annuncia l'imminente offensiva per liberare Falluja e Ramadi. E il comandante al-Shammari promette: "Stiamo per aprire gradualmente anche la Green Zone. Gradualmente, passo dopo passo, riusciremo ad aprirla interamente".
Nella Green Zone il paesaggio è 'spettrale': nessuno in strada, i pochi mezzi blindati vanno a passo d'uomo. I diplomatici e le forze militari a protezione delle ambasciate sono di fatto 'reclusi' nell'area.
Poco fuori lo scenario non cambia. Complice il sole, che surriscalda la capitale con punte di 50 gradi all'ombra e il Ramadan le strade sono deserte. Puntellate dalla presenza delle forze speciali, dei carri armati, dai checkpoint per la rilevazioni di possibili ordigni a bordo delle automobili.
Nei quartieri del centro storico, nella "Red Zone", in ogni piazza campeggiano i manifesti illuminati che celebrano i combattenti sciiti, quasi tutti con l'immagine dell'ayatollah Ali Khamenei, la Guida suprema iraniana. Residenti che chiedono di rimanere anonimi spiegano che in quei quartieri i sunniti sono di fatto 'costretti' a lasciare le proprie abitazioni e a spostarsi. "C'è un clima ostile, non ci sono particolari 'direttive' o minacce. Ma basta questo per convincere molti ad abitare da un'altra parte". Una situazione che, secondo alcuni osservatori, rischi di scivolare in una vera e propria guerra civile tra le varie fazioni. Mentre i militari iracheni lavorano fianco a fianco con quelli americani, il governatore Ali a-Timimi sposa la polemica: "Sono loro che armano e finanziano l'Isis, per vendicarsi della nostra resistenza (dopo Saddam, ndr) e favorire Israele".
La notte illumina Baghdad. In una tenda all'aperto si celebra l'iftar, la cena serale del Ramadan. Una lotteria regala televisori lcd. Il clima è di grande serenità e gioia.
Poi spunta il sole: i militari si preparano a una nuova giornata di controlli e gli abitanti a una di paura. Nelle periferie della capitale l'Isis lancia due attacchi, uccide sei persone. Tanto per ricordare che loro, i jihadisti, ci sono, e sono pronti a colpire.