Il governo federale australiano e quello statale del Queensland hanno diffuso l'atteso piano di sostenibilità di lungo termine della Grande barriera corallina, inteso a frenare il preoccupante declino dell'ecosistema patrimonio mondiale Unesco, che si estende per 2300 km al largo della costa nordest del continente. Immediata la reazione dei gruppi ambientalisti, uniti nel criticarlo come assolutamente inadeguato, mentre gli scienziati marini di cinque università hanno presentato all'Unesco un rapporto alternativo, chiedendo di fermare l'espansione di miniere di carbone e di strutture portuali.
Il piano dovrebbe rispondere alle raccomandazioni del Comitato Unesco per il patrimonio mondiale, che esprime da tempo preoccupazione per il declino causato dalle pressioni antropogeniche e deciderà nella riunione di giugno-luglio a Bonn se includere la Barriera nella 'lista nera' dei siti "in pericolo". Il documento, descritto dai due governi come "una valutazione comprensiva e strategica" che proteggerà la Barriera, per il primo ministro conservatore Tony Abbott è la prova che il governo è "totalmente impegnato" a preservarla.
Secondo il ministro dell'Ambiente Greg Hunt è stato concepito "con la preoccupazione di trovare un equilibrio fra la protezione dei coralli e uno sviluppo durevole".
I rifiuti provenienti dal dragaggio dei fondali per l'espansione di uno dei più grandi porti di carbone al mondo, ad Abbott Point, verranno smaltiti a terra anziché all'interno del parco marino della Barriera. Inoltre il piano presenta obiettivi per migliorare la qualità dell'acqua riducendo gli scarichi agricoli e promette norme di protezione della vegetazione e dei fiumi presso la costa.
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