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Mondo

Stephen Harper

Al fianco degli Usa sui fronti caldi, alleato di ferro d'Israele

 

 

  Nato a Toronto nel 1959, leader del Partito conservatore da 10 anni, Stephen Harper l'attuale primo ministro è al timone del governo canadese dal 2006. E fin da subito ha mostrato di voler tenere un atteggiamento meno defilato e diplomatico rispetto ai suoi predecessori. Alfiere di una svolta ideologica conservatrice apertamente proclamata sul fronte interno, ha alzato i toni anche in politica estera. Salito al potere con la benedizione di George W. Bush, che fu il primo a congratularsi con lui dopo la vittoria elettorale di otto anni fa, Harper si è ritrovato più tardi al centro di un episodio potenzialmente imbarazzante anche con Washington: quando il capo del suo staff Ian Brodie venne sospettato dall'opposizione interna di aver fatto trapelare indiscrezioni sul Nafta volte a danneggiare Barack Obama durante la campagna elettorale del 2008 e a favorire invece i repubblicani e Hillary Clinton. Dopo l'ascesa alla Casa Bianca di Obama non ha fatto in ogni modo mancare il sostegno agli Usa sui dossier più spinosi dello scacchiere globale: mantenendo la presenza militare canadese in Afghanistan; schierandosi per la linea dura contro la Libia e contro l'Iran, ma anche contro la Russia di Vladimir Putin sulla vicenda ucraina; appoggiando senza indugi la coalizione partorita da Washington per bombardare i jihadisti dell'Isis in Iraq e in Siria.

La più decisa correzione di rotta ha riguardato tuttavia i rapporti con Israele, dove il governo a trazione nazionalista di Benyamin Netanyahu, protagonista di non poche frizioni con l'amministrazione Obama e con diversi Paesi europei, ha trovato in Harper "il miglior amico" occidentale dello Stato ebraico. Un amico che nel 2006 ha difeso la campagna militare israeliana contro gli Hezbollah in Libano e nei mesi scorsi ha giustificato senza incertezze i raid sulla Striscia di Gaza controllata da Hamas. Ma che ha pure osteggiato le iniziative diplomatiche del presidente Abu Mazen per un riconoscimento della Palestina dall'Onu. E si è spinto fino a rifiutare di definire illegali - in contrasto con le note ufficiali del suo stesso ministero degli Esteri - le colonie israeliane nei Territori e i nuovi piani edilizi in Cisgiordania o a Gerusalemme est. Posizioni che secondo alcuni giornali canadesi hanno contribuito al flop della candidatura di Ottawa per un seggio al Consiglio di Sicurezza dell'Onu nel 2010. E che potrebbero non essere estranee alle raffiche contro Ottawa.

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