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Ucraina: Kiev, strage colonna rifugiati. Ribelli, falso

Negoziati Berlino proseguono. Mosca: stallo su tregua e dialogo

La guerra nell'Ucraina orientale sembra non risparmiare neppure i rifugiati in fuga, mentre la diplomazia internazionale prosegue i suoi sforzi a Berlino ma per adesso senza svolte. Al centro della giornata di lunedì le accuse di Kiev ai secessionisti filorussi di aver causato una strage di innocenti sparando con mortai e lancia missili multipli Grad forniti da Mosca contro una colonna di bus carichi di rifugiati sulla strada tra Khriaschuvate e Novosvitlivka, vicino a Lugansk, bastione dei miliziani dal quale sono scappate circa 2000 persone in due giorni.

"Molti civili sono stati uccisi, tra cui donne e bambini", ha sostenuto il portavoce militare ucraino Andrii Lisenko, senza peraltro fornire un bilancio. Accuse respinte dai miliziani, che da giorni accusano a loro volta le forze di Kiev di far strage di civili, a colpi di artiglierie, nelle aree di Donetsk e Lugansk. Si continua a morire anche in trincea: nelle ultime 24 ore hanno perduto la vita nove soldati ucraini, 20 sono rimasti feriti. I bombardamenti provocano anche danni collaterali. Come e' capitato ai 30 minatori ancora intrappolati sotto la Komsomolets, una delle più grandi miniere del Donbass, di proprietà dell'oligarca Rinat Akhmetov, con 4800 operai: la miniera e' potenzialmente esplosiva. O come e' capitato agli abitanti dell'ormai semideserta Donetsk, l'altra roccaforte dei separatisti: sono rimasti senz'acqua potabile dopo che un tiro d'artiglieria ha danneggiato la linea elettrica che alimenta il principale impianto di purificazione. Numerose e lunghe le code davanti ai chioschi e nei supermercati per fare scorte di acqua minerale.

Lugansk, stretta d'assedio dalle forze governative, se la passa peggio: e' senza acqua potabile, elettricità e rete telefonica da due settimane e tutti gli accessi alla città sono chiusi. I controversi aiuti umanitari russi (300 camion con 1800 tonnellate di viveri e medicinali) sono fermi da cinque giorni alla frontiera, nonostante l'accordo trovato tra Kiev e Mosca per la loro ispezione da parte della Croce Rossa prima dell'ingresso in territorio ucraino. Secondo il capo della diplomazia di Mosca Serghiei Lavrov, e' l'unico punto sul quale e' stato trovato ''pieno consenso'' nei negoziati ieri a Berlino tra i ministri degli esteri di Russia, Ucraina, Germania e Francia, che proseguiranno nei prossimi giorni.

Nessun risultato positivo invece su tregua e soluzione politica: secondo Lavrov, il cessate il fuoco ''deve essere senza condizioni'', mentre Kiev continua a porre condizioni ''molto vaghe''. Quanto all'avvio di una soluzione politica che includa tutte le regioni e le forze politiche, il capo della diplomazia russa ha sottolineato che le leggi sulla 'lustrazione' (l'epurazione da certe professioni di persone compromesse con il vecchio 'regime', ndr) e sul bando di interi partiti politici all'esame della Rada (il Parlamento ucraino) ''portano alla divisione del Paese''. Anche per il ministro degli Esteri ucraino, Pavel Klimkin, la strada e' in salita: ''probabilmente sono necessari molti altri colloqui di cinque ore per fare progressi'', ha twittato. E ha ammonito che ''non c'e' spazio per un compromesso in cui uno Stato deve superare la sua 'linea rossa''', senza pero' spiegare cosa intendesse. In passato il presidente ucraino Petro Poroshenko aveva escluso negoziati con i "terroristi armati" dell'est e qualunque dialogo con Mosca sulla Crimea annessa dalla Russia o sulla scelta filo europea di Kiev. Klimkin ha precisato pero' le tre condizioni per il cessate il fuoco: la completa sicurezza della frontiera, la possibilità per gli osservatori Osce di monitorare la tregua ovunque, anche al confine, e il rilascio di tutti i prigionieri.

La Commissione Ue ha intanto annunciato lo sblocco di 125 milioni di euro per indennizzare i produttori colpiti dal blocco deciso dalla Russia in risposta alle sanzioni occidentali. Non tutti i Paesi europei sono del resto d'accordo con l'ultimo giro di sanzioni contro Mosca, ma la cancelliera tedesca Angela Merkel ha insistito che esse sono ''necessarie per mostrare la serietà delle nostre convinzioni''.

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