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Accordo a Ginevra, 'disarmare milizie illegali'

Accordo a Ginevra, 'disarmare milizie illegali'

Putin, 'spero non dover usare forza'. Obama, 'nessuna certezza svolta'

MOSCA, 18 aprile 2014, 12:14

Claudio Salvalaggio

ANSACheck

E' accordo a Ginevra tra Usa, Russia, Ue e Kiev per una de-escalation della crisi ucraina, come auspicato anche da Vladimir Putin nella sua annuale 'linea diretta con il Paese', dove si è minacciosamente augurato di "non dover usare la forza in Ucraina" contro un governo che "sta portando il Paese verso l'abisso". Per ora é solo una speranza di svolta, come ha ammonito con estrema cautela in serata Barack Obama, ribadendo che l'opzione militare non è sul tappeto, ma anche che gli Usa continuano a coordinarsi con gli alleati europei e a preparare eventuali ulteriori sanzioni contro la Russia se le intese non dovessero trovare attuazione concreta.

Il documento svizzero prevede una serie di "passi concreti", come il disarmo di tutti i gruppi armati illegali, la restituzione di tutti gli edifici occupati, lo sgombero di tutte le strade e i luoghi pubblici, l'amnistia per quanti accetteranno tali condizioni, tranne quelli accusati di reati gravi. Insomma, un "disarmo bilanciato", sorvegliato e coadiuvato dagli osservatori dell'Osce. C'è anche l'impegno ad una riforma costituzionale, insieme all'invito ad astenersi dalla violenza e ad avviare un dialogo nazionale. "E' stata una buona giornata di lavoro, a patto che si passi presto dalle parole ai fatti", ha sintetizzato il segretario di Stato Usa John Kerry, che ha negoziato l'accordo con il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton e quello ucraino Andrei Deschizia. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, hanno fiducia sul fatto che i russi dimostreranno la loro serietà sull'accordo di Ginevra, ma l'ipotesi di nuove sanzioni resta per ora solo sospesa.

E Obama più tardi lo ripetuto con chiarezza. Soddisfatto comunque Lavrov, il quale ha assicurato ancora una volta che Mosca "non ha alcun desiderio di inviare truppe in Ucraina". Ora resta da vedere se l'intesa - che non prevede scadenze precise - reggerà la prova sul terreno, dove le tensioni restano, con alcuni morti e feriti in uno scontro a Mariuopol, sul mare di Azov, il divieto di ingresso in Ucraina agli uomini russi tra i 16 e i 60 anni (definito "vergognoso" da Mosca). E la sempre irrequieta piazza del Maidan, tenuta in vita dalle frange più radicali. Pur auspicando il dialogo e incoraggiando il vertice di Ginevra, Putin ha lasciato intendere che l'opzione militare resta aperta. Alternando come sempre bastone e carota, dalla tribuna della sua annuale 'linea diretta con il Paese', in un botta e risposta di 4 ore anche con i nuovi cittadini della Crimea, Putin ha condannato come un "gravissimo reato" la decisione di Kiev di usare l'esercito contro i filorussi del sud-est. A suo avviso, "la questione principale è garantire i diritti e gli interessi legittimi dei cittadini russi e russofoni nel sud-est del Paese".

Il leader del Cremlino ha ammesso pubblicamente per la prima volta la presenza di militari russi alle spalle delle forze di autodifesa in Crimea allo scopo di "garantire la libera espressione della volontà" in occasione del referendum. E ha anche confessato che la decisione sulla Crimea è "legata parzialmente" al timore di un ingresso dell'Ucraina nella Nato e all'arrivo delle navi dell'Alleanza "nella città della gloria militare russa", Sebastopoli. Ma ha liquidato come "sciocchezze" le accuse sulla presenza di forze russe nell'Ucraina dell'Est. Se un terzo delle 85 domande ha riguardato l'Ucraina e la Crimea, un altro terzo ha interessato la politica estera e i rapporti con Nato, Usa ed Europa. Putin ha raccolto il guanto della sfida dell'Alleanza e del suo allargamento a est, sollecitato dal giornalista Dmitri Kisiliov (destinatario di sanzioni occidentali), che aveva definito la Nato un "tumore" in progressione: "Io non ho paura e nessuno deve averla" perché la Russia "risponderà per garantire la propria sicurezza", anche se "si rischia una corsa agli armamenti". A partire dallo scudo anti missile in Europa, che gli Usa vogliono far passare per difensivo.

E non ha risparmiato una frecciata al segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen per aver registrato di nascosto, quando era premier della Danimarca, una conversazione privata con lui, poi pubblicata sulla stampa. Ai moniti, Putin ha alternato anche alcune aperture. "Mosca è interessata a sviluppare le relazioni con gli Usa, lavoreremo per ripristinare la fiducia", ha promesso. Poi ha rilanciato la cooperazione con l'Europa, convinto che la presidenza di turno italiana possa dare "nuovo impulso" alle relazione Ue-Russia. E ha definito "assolutamente irreale" l'ipotesi che l'Europa possa ridurre drasticamente la forniture di gas russo perché il suo fabbisogno è del 30%-35%, con punte del 90% in Finlandia e del 60%-70% in altri Paesi.

Non sono mancati i colpi di teatro: come la risposta ad un Edward Snowden materializzatosi via skype ("No, in Russia non ci sono intercettazioni di massa"), o ad una donna che gli chiedeva quando ci sarà una nuova first lady: "Prima devo far rimaritare la mia ex moglie, poi penserò a me stesso".
   

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