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di Redazione ANSA
ANSA MagazineaMag #39
Berlino 1989-2014

Quel muro che divideva il mondo

Venticinque anni fa cambiava la storia. Festa nella capitale tedesca per l'anniversario della caduta del confine che divise la città per 28 anni

Berlino, 9 novembre 2014. Migliaia di palloncini bianchi si sono levati in aria in segno di libertà, lungo un confine che 25 anni fa non divideva solo una città, ma metaforicamente il mondo intero.

Alla Porta di Brandeburgo sembra essere passato più di un quarto di secolo da quella storica notte. Al posto della marea umana che festeggiò tutta la notte, dopo aver buttato giù "il muro", a ricordare l'anniversario è stata una folla composta, che ha celebrato con solennità la memoria personale e il fatto storico. Lanciando un messaggio al mondo, declinato dalla cancelliera in termini insolitamente emotivi, ''i sogni possono diventare realtà''.

Per molti giovanissimi quel simbolo della divisione del mondo che tagliò in due la città per 28 anni è carta, nei libri, nelle foto. Ma c'erano anche tantissime persone anziane a ricordare il 9 novembre del 1989.

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Il colpo d'occhio nel momento clou della festa è straordinario: la Porta di Brandeburgo inondata di colori nella sua versione pop, le vecchie immagini proiettate in bianco e nero, e una serie di testimoni, comuni e non. E alla fine i ballons bianchi luminosi, disseminati sul percorso del simbolo della cortina di ferro - ciascuno è legato al nome di un cittadino - che sono volati sopra il cielo di Berlino.

Due milioni di persone sono arrivate nell'ex capitale divisa per festeggiare l'azione straordinaria che indicò la fine della guerra fredda. Il "coraggio verso la libertà" - motto della festa berlinese - dei tedeschi dell'Est che ripresero in mano il loro destino attraverso una rivoluzione pacifica è stato il vero protagonista di questa festa. E sulle note dell'Inno alla gioia dirette da Daniel Barenboim anche sulla Porta di Brandebuergo è comparsa la scritta "Freiheit".

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Quando Berlino si svegliò divisa in due


Tutti i numeri del Muro

Oltre 150 chilometri e almeno 138 morti

Gennaio 1990, il muro di Berlino in fase di smantellamento

Per ventotto anni il Muro di Berlino e' stato il simbolo della divisione di un Paese e, soprattutto, dell'incomunicabilita' e contrapposizione totale di due sistemi ideologici ed economici, quelli comunista e capitalista. Ma la barriera di filo spinato di oltre 150 chilometri tirata su in una notte, il 13 agosto del 1961, per separare Berlino ovest da Berlino est e dal resto della Repubblica democratica (DDR), poi diventata un muro in mattoni e cemento sempre piu' alto e invalicabile, è stata soprattutto una ferita inflitta nella carne di chi in quella citta' ha vissuto. E magari ha trovato la morte nel tentativo di fuggire da uno Stato sempre piu' repressivo.

Prima di cadere, il 9 novembre del 1989, il Muro di Berlino ha fatto almeno 138 morti, la maggior parte dei quali sono stati uccisi dalle guardie di confine nei primi cinque anni trascorsi dalla sua costruzione. La prima vittima ha perso la vita nella Bernauer Strasse, nel tentativo finito male di saltare dal balcone verso l'ovest, il 22 agosto del 1961. In quei primi giorni di caos, chi poteva provava ancora in ogni modo a lasciare quella che stava prendendo la forma di una prigione a cielo aperto, 'venduta' dal regime comunista come il ''vallo di difesa antifascista''. I primi colpi mortali sono stati sparati due giorni dopo, il 24 agosto, contro Gnter Litfin, mentre tentava di attraversare a nuoto la Sprea, il fiume di Berlino. L'ultima persona uccisa e' stato un ragazzo di vent'anni, Chris Gueffroy, contro cui le guardie di confine hanno sparato il 5 febbraio del 1989 durante un tentativo di superare il confine a Neukoelln. Mentre l'ultima vittima, Winfried Freudenberg, e' morta l'8 marzo cadendo dal cielo poco dopo aver superato il Muro con un pallone aerostatico 'fatto in casa', nel quartiere occidentale di Zehlendorf.

Durante la sua famigerata 'carriera', il Muro - che si estendeva in varie forme lungo i 155 chilometri di confine con Berlino Ovest, 43 dei quali attraversavano la citta' - ha subito diverse trasformazioni. Dal filo spinato si e' passati velocemente ai mattoni, poi al cemento, con evoluzioni nel 1962 e 1965. Si giunge a una doppia barriera composta da due muri, separati dalla cosiddetta striscia della morte - che alla fine del 1989 aveva dimensioni tra i 15 e i 150 metri -, pattugliata costantemente da soldati e cani addestrati e sorvegliata da oltre 300 torri di sorveglianza. Dal 1975, 42 chilometri di Muro vengono sostituiti con elementi prefabbricati alti 3,60 metri dal peso di 2,75 tonnellate, sovrastati da cilindri in cemento. In quegli anni i punti di passaggio tra est e ovest, sorvegliatissimi, erano otto. Il piu' famoso dei quali era ed e' tutt'oggi il 'Checkpoint-Charlie', il passaggio con il settore statunitense, dove nel 1961 e' andato in scena un duro confronto, con carri armati statunitensi e sovietici schierati gli uni di fronte agli altri. Nonostante i controlli, le morti, gli omicidi e gli oltre 10mila soldati impegnati negli anni nella sorveglianza, piu' di 5mila persone riuscirono a fuggire dalla DDR raggiungendo Berlino ovest.

(di Matteo Alviti)


Il Muro, una storia europea

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Muro

Schaeuble: Pensai, "il portavoce è ubriaco"

Così il ministro delle Finanze ricorda il crollo in un'intervista all'ANSA

Wolfgang Schaeuble

Il racconto della notizia piovuta in cancelleria all'improvviso, 25 anni dopo, è molto gustoso. Wolfgang Schaeuble, con la consueta schiettezza, reagì al portavoce del cancelliere Kohl, che gli annunciava la caduta del Muro di Berlino, dicendogli: "Sei ubriaco!". Il ministro delle Finanze di Angela Merkel, oggi contestato da mezza Europa come 'falco' che tiene tutti a dieta, il 9 novembre del 1989 era in carica anche nel gabinetto del cancelliere della Riunificazione. Kohl lo avrebbe voluto come suo successore. Ed è fra i politici che hanno vissuto la rivoluzione tedesca, a ovest della cortina, come un cambiamento inatteso.

Inizia il racconto di quel 9 novembre in un'intervista esclusiva all'ANSA. "Come ministro dell'Interno - racconta -, ero in un colloquio nella cancelleria di Bonn. Lì comparve all'improvviso Eduard Ackermann, che guidava la comunicazione della cancelleria, e che non era partito con il cancelliere per Varsavia. Ci sarebbero state notizie di agenzia, che sostenevano che la DDR apriva il Muro. All'inizio scherzai, dicendo che Ackermann doveva essere ubriaco, per quanto suonava incredibile quel che riportava. Poi fu stabilito di interrompere una seduta ancora in corso del Bundestag. Alcuni deputati si sono alzati i piedi e hanno intonato spontaneamente l'inno nazionale. Quindi, quasi tutto il plenum ha cantato insieme". "La seduta non fu portata avanti - è l'ultimo fotogramma -. Tutti andarono all'assalto del televisore più vicino".

Davanti al piccolo schermo, Schaeuble era fra quelli che non credevano ai loro occhi. "Eravamo tutti sorpresi. Chi era preparato a questo? Solo gli Usa hanno pensato in anticipo a questi cambiamenti. Non scorderò mai come Vernon Walters, nella primavera dell'89, nuovo ambasciatore americano in Germania, mi abbia profetizzato che la riunificazione sarebbe arrivata in 3 anni. Lo ritenni più che audace".

(Estratto dell'intervista di Rosanna Pugliese)


La sera che l'est riabbracciò l'ovest


Muro di Berlino

Riccardo Ehrman, "l'uomo della domanda"

Il corrispondente ANSA fece la storica domanda che provocò il crollo del muro di Berlino

Riccardo Erhman, corrispondente da Berlino Est dell'agenzia ANSA

"È lui, è lui l'uomo della domanda!", disse qualcuno riconoscendolo nella Friedrichstrasse, il 9 novembre del 1989. Riccardo Ehrman, corrispondente dell'ANSA di Berlino, pose la domanda che fece cadere il Muro. E i tedeschi orientali accorsi in massa alla frontiera, per passare finalmente all'ovest dalla 'porta principale', lo riconobbero, dopo averlo visto in tv e lo portarono in trionfo. "Una cosa che in effetti non capita a molti giornalisti", dice Ehrman 25 anni dopo, rievocando uno di quei momenti straordinari, in cui la cronaca diventa storia.

Il giornalista italiano che, arrivato in ritardo alla conferenza stampa, pose la domanda decisiva sulle nuove norme di viaggio dalla Ddr a Guenter Schabowski, portavoce del governo della DDR, oggi vive a Madrid. E ricostruisce quella giornata parlando all'ANSA, agenzia per la quale lavorava, vivendo a due passi da Alexander Platz. In un appartamento di Stato pieno di microspie: ''Ce ne era una perfino nel bagno, due in camera da letto''. Il merito di Ehrman non fu soltanto quello di aver posto la domanda, ma anche il fatto di aver capito subito cosa la risposta del portavoce implicava: "Per me fu fulminante, mi fu subito chiaro che quelle nebulose parole significassero la caduta del Muro. I colleghi tedeschi non compresero immediatamente la portata dell'annuncio del portavoce invece. Lui aveva parlato di facilitazioni di viaggio. E tutti i giornalisti presenti hanno scritto questo, non cosa significava". Ehrman non ebbe dubbi: "Il muro nel 1961 era stato costruito proprio per impedire che i tedeschi orientali potessero andare in occidente, il fatto che potessero, senza passaporto o visto, passare dall'altra parte, per me significò chiaramente che era crollato". Celebre è quel "ab wann?", la richiesta del corrispondente che voleva sapere da quando la legge entrasse in vigore. "Da subito", fu la risposta.

"Ma la prima domanda fu più complicata. 'Signor Schabowski, dissi, non crede che avete commesso degli errori nel formulare la precedente legge di viaggio?' Lui rispose precipitosamente: 'noi non facciamo errori'. Io però l'ho rivisto qualche anno fa a Berlino, e mi ha dato un libro che aveva scritto dal titolo:''Wir haben fast alles falsch gemacht''. E cioè ''Abbiamo sbagliato quasi tutto''. 'Questa è la risposta alla tua domanda', mi disse'''. Di domande però ce ne vollero tre: ''Vale anche per Berlino ovest?'', chiese Ehrman alla famosa conferenza stampa. Alla risposta positiva, la notizia era chiara. Qualcuno ha però sostenuto che il corrispondente dell'ANSA avesse avuto un suggerimento: ''Lo nego - è la replica -. I giornali tedeschi hanno detto che io sarei stato strumento dei comunisti, facendo la domanda, ma non è così. E a rigor di logica non è pensabile che, per un annuncio di tale importanza, fosse necessaria una domanda ammaestrata. È vero che ho ricevuto molte telefonate in quei giorni. Il ministro della Cultura Klaus Gysi mi aveva detto già settimane prima che Honecker stava per essere defenestrato. 'Mi permetti di dire che me lo dici tu?', chiesi. Lui rispose di no, e non potetti scriverlo''.

Anche il giorno della conferenza stampa le telefonate erano state ''diverse'': ''Mi dicevano che sarebbe stata importante, anche dal ministero degli Esteri. Ma io sono convinto che nessuno dei tedeschi orientali sapesse cosa stava per succedere. Lo stesso Schabowski non aveva capito come stessero le cose''. L'incertezza era grande anche per i membri della Sed: ''Schabowski non aveva letto il foglietto che gli aveva passato Egon Krenz (numero uno del partito e il successore di Honecker) prima dell'incontro coi giornalisti, dove si spiegavano le facilitazioni''. ''E quando gli chiesi 'da quando?' rimase spiazzato e disse 'da subito'''. ''Non va dimenticato che questi erano 'pupazzi', i veri capi erano a Mosca''.

E la fine del Muro, per Ehrman, fu decisa lì: ''Credo che tutto sia partito da Gorbaciov. C'è un retroscena non ancora scritto: Honecker, stalinista irriducibile, stava preparandosi a invadere la Polonia per eliminare Lech Walesa, e fu a questo punto che Schabowski si mise in coalizione con gli altri per estrometterlo. Avrebbe dovuto essere lui il successore, ma vinse Krenz, più senior di lui''. Ben sei giornalisti scrissero di aver posto la celeberrima domanda del 9 novembre 1989, e un collega tedesco ''insiste di averla fatta lui''. La conferenza stampa, trasmessa in tv, ''ha dimostrato il contrario'' spiega Ehrman, insignito della Bundesverdienstkreuz dalla Germania federale. Non l'unico riconoscimento: Helmut Kohl gli disse una volta ''noi due abbiamo fatto qualcosa per la Riunificazione''.

E memorabili sono le congratulazioni ricevute da Willy Brandt: ''Kurze Frage, enorme Wirkung''. ''Domanda breve, effetto enorme''.

(di Rosanna Pugliese)


La festa per i 25 anni senza Muro


"La caduta del muro ha dimostrato che i sogni possono diventare realtà"

Angela Merkel


Berlino 25 anni dopo, tra musica e colori

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Muro di Berlino

L'ispirazione al cinema

Le fughe oltre cortina, la morsa della polizia segreta, la voglia e la paura del cambiamento

Le vite degli altri

Il Muro di Berlino, simbolo della guerra fredda, ha fatto da palcoscenico sin dagli anni sessanta per molte pellicole di spionaggio incentrate sulle fughe oltre-cortina di scienziati o militari.

Nel 1966 il maestro del brivido Alfred Hitchcock nel suo 'Il sipario strappato' (SCHEDA) racconta le vicende di Paul Newmann che è uno scienziato americano che finge di voler chiedere asilo politico nella Germania orientale per carpire segreti atomici, oppure 'Funerale a Berlino'  (SCHEDA) con Michael Caine che diretto da Guy Hamilton interpreta l'agente Palmer incaricato dal servizio segreto di far attraversare il muro ad un colonnello russo.

Berlino Est, autunno 1984: il capitano della Stasi Gerd Wiesler viene incaricato di spiare Georg Dreyman, famoso scrittore teatrale ed intellettuale (nelle grazie di Margot Honecker), ritenuto non pericoloso per l'ideologia del regime. Anche il superiore di Wiesler, il tenente colonnello Anton Grubitz, lo incoraggia, promettendogli una promozione nel caso riesca a scoprire qualcosa di compromettente su Dreyman. Insieme alla sua squadra, Wiesler approfitta di una breve assenza di Dreyman dal suo appartamento per piazzarvi microfoni e microspie. Ma l'intercettazione sortirà l'effetto di coinvolgere Wiesler come complice discreto della vita dello scrittore tanto che il Capitano abiura una fede politica incompatibile con l'umanità e la compassione. E' questa la trama de 'La vita degli altri' (SCHEDA) il film Oscar 2007 di Florian Henckel von Donnersmarck che racconta il clima di sospetto e il peso del partito e della polizia nella vita quotidiana.

 

 

 

L'addio al totalitarismo dell'Urss è raccontato in  "Good Bye Lenin!" (SCHEDA), titolo di successo di Wolfgang Becker del 2003. La fervente socialista Christiane si risveglia da un coma lungo otto mesi  e trova il mondo letteralmente cambiato: non c'è più un muro a dividere il Paese e si è ormai avviati alla riunificazione sotto un governo post-socialista. Per evitarle il contraccolpo psicologico, ritenuto fatale dai medici, il figlio Alex ricrea la normalità della DDR all'interno di una stanza del proprio appartamento: recupera cimeli, prodotti e giornali della Germania Est, realizza improbabili ma credibili telegiornali della televisione orientale per tenere aggiornata la madre, fino a coinvolgere sempre più amici e vicini nella lunga pantomima, sperando che la donna non scopra mai la verità.

 

La festa dopo la caduta del muro e un futuro carico di promesse