Alessandro De Franciscis, medico con un passato da politico, è da dieci anni alla guida del Bureau des Constatations Medicales di Lourdes. E' l'ufficio, unico al mondo per un santuario cristiano, che riceve, accoglie, ascolta chi ha una storia di guarigione da raccontare, legata al suo pellegrinaggio al santuario mariano sui Pirenei francesi. Da lì parte l'iter che verifica in anni, "ma a Lourdes non abbiamo fretta", dice, e con accurate verifiche scientifiche, se una guarigione possa essere chiamata "miracolo". "Noi ci limitiamo a constatare se siamo di fronte ad una guarigione improvvisa, inattesa, completa, durevole e inspiegata secondo le nostre conoscenze mediche. Ma la scelta di dire se sia un miracolo o no spetta ad un vescovo, è una scelta pastorale", spiega il dottor De Franciscis. Ora "i dossier che procedono sono una dozzina", un paio di casi francesi, uno italiano, e tra le varie nazionalità anche gli Stati Uniti. Casi di guarigione che sono dunque sotto la lente del 'giudice'. "Ma io credo che qui vengano a raccontare le loro storie solo il dieci per cento delle persone che ritengono di avere ricevuto il dono della guarigione. Per non parlare delle patologie più diffuse, i tumori, che hanno dei precisi protocolli medici e in questi casi è veramente difficile arrivare a parlare di guarigioni inspiegate" e quindi di miracoli.
Napoletano, un passato di politico, prima in Parlamento poi come Presidente della Provincia di Caserta, De Franciscis è il quindicesimo 'medico permanente' del Bureau Medical di Lourdes, il primo italiano. "Il primo non francese", precisa con un sorriso. Nella cittadina francese lo chiamano il 'dottore della Grotta'. Tutto cominciò con il suo primo pellegrinaggio, nel 1973, come barelliere dell'Unitalsi. Una esperienza che a lui, allora studente del liceo, cambiò la vita. La scelta di fare il medico, il pediatra, e allo stesso tempo il volontario nei viaggi della speranza. Ora la sua porta è sempre aperta: l'ufficio è nel bel mezzo di un corridoio. Chi passa per un saluto, chi per scambiare due chiacchiere; il telefono squilla in continuazione. Ma soprattutto ci sono quel centinaio di persone che ogni anno vengono dal medico italiano per raccontare la loro storia di fede e di guarigione. "Io ricevo e ascolto tutti, dando loro tutto il tempo di cui hanno bisogno". Ha tolto anche l'orologio dal polso per mettere a loro agio le persone che entrano qui per una esperienza che è fuori da ogni dimensione di tempo e spazio. "Certo, arriva di tutto. I millantatori? Sono un buon numero". Ma da qui sono passati anche 70 miracoli riconosciuti solennemente dalla Chiesa, l'ultimo dal vescovo di Bayonne lo scorso 11 febbraio e riguarda la guarigione di suor Bernadette Moriau. “Ma per favore – conclude – non chiamatemi ‘giudice’ dei miracoli, sono solo un testimone, grato di esserlo”.
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