La comunità cristiana in Egitto non si dà per vinta. Va avanti fiera. I nomi Maria o Antonio, ‘timbro’ cristiano continuano ad essere dati ai piccoli; come anche molti portano tatuata la croce sul polso. I ragazzi frequentano le parrocchie, parecchi si impegnano negli oratori. Gli ordini religiosi sono impegnati a trecentosessanta gradi, nell’attività spirituale ma anche nell’educazione.
Tra questi ci sono, da otto secoli, i francescani.
Alla parrocchia dell'Assunta, a Der Dronka, è un via vai. Tutti cercano i tre frati, cuore pulsante del villaggio. Ventimila anime ad una decina di chilometri da Assiut, Alto Egitto, il villaggio, interamente cristiano, rischierebbe di sparire senza gli 'abuna', come chiamano i padri francescani. Tutto ruota intorno al piccolo convento di fra Paolo, fra Shenuda e fra Youssef: la scuola, il mulino, il panificio, la falegnameria, finanche la raccolta differenziata dei rifiuti. Ora hanno un altro sogno: quello di aprire un distributore di benzina, "perchè qui non c'è", spiegano con serafica semplicita'.
Saio e Vangelo, breviario e croce, ma spesso anche scarpe comode al posto dei sandali, per percorrere in lungo e largo le strade polverose d'Egitto. I francescani, oggi 110 religiosi distribuiti in 33 conventi, sono un pezzo di questo Paese, qui da 800 anni, da quando Francesco d'Assisi nel 1219 prese la nave ad Ancona per sbarcare a Damietta e incontrare il Sultano Melek. Si sa poco di quel faccia a faccia; fatto sta che da otto secoli, i frati in questa terra per la maggioranza musulmana, operano all'insegna del rispetto e del dialogo. E in molti casi offrono alla gente non solo messe e pane ma anche qualcosa di più, a partire dalle 18 scuole e dai tanti presidi sanitari distribuiti ovunque. Il provinciale, padre Kamal Labib, spiega che "fino al 1992 i conventi erano divisi tra la Custodia di Terra Santa e la Provincia Toscana. Ora siamo la provincia della Sacra Famiglia". E annuncia che le celebrazioni per l'ottocentenario di Damietta stanno per cominciare. In cuore la speranza che nel 2019 possa tornare in Egitto, per questo evento, Papa Francesco.
Al Cairo il quartier generale dei francescani è la chiesa di San Giuseppe. Un'entrata laterale conduce ad un ambulatorio all'avanguardia dove si fanno dalle analisi del sangue alle ecografie, dove c'è il dentista e anche il pediatra. Con poche sterline egiziane si offrono cure e prevenzione. A dirigere la struttura un 'francescano ad honorem', Antonio, bancario in pensione, che spiega come quella piccola struttura assicuri "cure a 700 persone l'anno". E sempre nel complesso dei francescani c'è un grande cinema, 350 posti, che ospita importanti rassegne. Ora un altro progetto: una gara canora per i bambini, una specie di 'zecchino d'oro'. A Gyza, a due passi dalle piramidi, c'è il centro culturale francescano, dove si studia coptologia, lingua, arte e liturgia dei cristiani. "Vorremmo creare una vera e propria università cattolica", dice il padre guardiano, Kamal Wiliam. Liam, jeans scuro e hijab azzurrino studia qui. E' musulmana e vuole fare la guida turistica. E se le chiedi che cosa ci fa una ragazza musulmana risponde: "Mi interessa questo parte della storia del mio Paese", spesso non citata dai libri di scuola.
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