La corsa agli armamenti è partita in tutto il mondo. Ma nella cyberguerra, l’Italia sembra già aver alzato la bandiera bianca. Il nostro Paese si scopre impreparato dopo i continui attacchi informatici, come l’ultimo virus hacker 'Wannacry', e lo spionaggio dei governi tra i codici della rete. L’ultimo tentativo è stato l’idea di un piano nazionale sulla Cybersicurezza nel 2013, rimasto nel dimenticatoio. Ultimamente, invece, il governo Trump ha emesso negli Usa il Cyber Security Order, obbligando le aziende che intendono dialogare con la Difesa statunitense all’adeguamento ad un protocollo, le cui linee guida sono fornite dal National Institute Standard Technology, che riguarda una serie di azioni organizzate per fronteggiare un attacco informatico. Sul fronte italiano, all’orizzonte resta l’ipotesi della nomina di un nuovo direttore sulla CyberSecurity a capo di una task force, dopo la sottrazione di questa equipe alle direttive dei servizi segreti.
“Abbiamo un sistema di risposta agli attacchi informatici inesistente”, spiega Claudio Cilli, docente di Informatica alla Sapienza , oltre ad essere consulente del governo per i cyber sicurezza e delle Nazioni Unite nei settori delle tecnologie dell’informazione. “Il piano nazionale italiano sulla sicurezza informatica prevede un’escalation di riposta estremamente lenta e farraginosa, quando invece andrebbero prese decisioni nell’ordine di microsecondi – spiega ancora Cilli -. Ci portiamo dietro un divario di mesi o addirittura di anni”. E l’allarme nostrano è anche nel Dark Web, dove la Dark Net Italian Community è uno dei forum più attivi e più numerosi a livello mondiale. Per Cilli, che ha anche progettato sistemi di elaborazione sicuri per le forze armate, “in questo underground, l’Italia è tra i più evoluti al mondo. Il paradosso è questo: il nostro Paese è arretrato sotto l’aspetto della cyber security ed è all’avanguardia per quanto riguarda l’illegalità nel Dark”.