Nonostante 44 milioni siano disponibili nelle casse comunali dal 2013-2014 per la ricostruzione delle scuole, ad oggi all'Aquila i bambini vanno ancora a lezione nei container. A settembre 2009 erano stati allestiti 36 Musp (Moduli Uso Scolastico Provvisorio) che, come dice il nome, potevano durare circa 4 anni secondo le stesse ditte che li consegnarono. "Il ritardo - dichiara all'ANSA l'Assessore Maurizio Capri - dipende dal fatto che i soldi sono arrivati tardi, 4-5 anni dopo il sisma. Ma non siamo stati fermi. Negli uffici, compatibilmente con il personale che abbiamo, stiamo facendo il massimo”.
Oggi di anni ne sono passati 8 e quelle scuole sono ancora in quei 36 Musp. Ci sono alcuni bambini, all'Aquila, che non hanno mai conosciuto una vera scuola. In questi grandi prefabbricati si trovano quasi tutte le scuole primarie dell’Aquila, scuole medie, anche il liceo musicale, l’istituto alberghiero. Le uniche scuole rientrate nelle vecchie sedi in muratura, ma nell’immediato post-terremoto, sono quelle che avevano meno danni.
I fondi per ricostruire diversi edifici scolastici di competenza del Comune sono disponibili dal 2013-2014. Per le scuole dell'Infanzia e Primaria comunque "non bastano quei 44 milioni. Per tutte quelle da ricostruire ne servono circa il doppio, soprattutto per le scuole del centro storico" che al momento non sono ancora neanche demolite, precisa l'assessore Capri. Il Comune sta cercando di reperire altri fondi attraverso il Cipe. Sta di fatto che sono passati otto anni e famiglie e docenti stanno perdendo la speranza.
Ad oggi lo stato dell'arte è questo: sono state demolite due scuole, la "Mariele Ventre" nel quartiere periferico di Pettino e la scuola di Arischia, una frazione dell'Aquila, che ora è in avvio di ricostruzione. Poi sono stati approvati alcuni progetti.
"Non si sta muovendo nulla - denuncia Silvia Frezza, maestra della scuola Gianni Rodari di Sassa e componente della Commissione Oltre il MUSP -. E' stata stilata una lista di priorità ma ad oggi nessuna scuola è ricostruita. L'unico esempio virtuoso è la scuola di Roio, ricostruita e antisismica”.
Come si fa a tenere insieme la popolazione dell’Aquila se le scuole si trovano, dopo 8 anni, in questa situazione? Intanto i container cadono a pezzi: infiltrazioni, problemi alle fogne e ai condizionatori, pavimenti che si staccano. Due anni fa lo avevamo descritto in un reportage sulle scuole.
Ma i progetti? C'è il caso, per esempio, del Masterplan della scuola "Gianni Rodari" di Sassa, che dunque non è ancora progetto ma è una fase preliminare, per il quale "c’è stato un percorso partecipato davvero importante fatto con il Comune, l’architetto Mario Cucinella, associazioni, studenti e cittadini. Il Masterplan è stato depositato nel marzo 2016 e il cronoprogramma prevedeva il termine dei lavori in 178 settimane ma ancora nulla è cominciato”, dice Silvia Frezza. “C’è un ritardo – ammette l’assessore Capri – ma è dovuto a questioni tecniche non dipendenti da noi”.
E le verifiche di vulnerabilità delle scuole, obbligatorie in tutta Italia dal 2003? “Negli edifici di competenza del Comune stiamo dando gli incarichi per eseguirle”, conferma Capri. Dunque ad oggi non ci sono dati sulla vulnerabilità delle scuole materne, elementari e medie. Nelle superiori la Provincia le ha fatte eseguire nel 2013, ma di questo parleremo più avanti.
Intanto molti vanno via dall'Aquila e il rischio, soprattutto in prospettiva negli anni a venire, è lo spopolamento di una città capoluogo che contava 70 mila abitanti ma un bacino di vera residenza di 100 mila persone, tra professori della rinomata Università, medici dell’Ospedale San Salvatore, professionisti e studenti che venivano da fuori e che affittavano le tante case del centro città.
“Scuola e lavoro – denuncia la maestra Frezza - erano le priorità che dicevano avrebbero rispettato. Ebbene si è visto: il lavoro all’Aquila non c’è, le scuole sono ancora nei container. Così i genitori iscrivono i figli in scuole di altre città: Pescara, Roma, Teramo. Abbiamo perso 300 iscrizioni subito nel 2009, ad oggi ne abbiamo 800 in meno, ma se continuiamo così? L'ultimo che ha mollato - prosegue la maestra - è stato un mio amico, con due figli piccoli, sempre presente e da subito attivo nei movimenti civici del post-terremoto, uno che a differenza di altri è rimasto in questi 8 anni, uno che ha lottato. Ebbene, pochi giorni fa su Facebook ha scritto: “Mi arrendo. Me ne vado”".