Il sangue sparso per l'Europa e gli scossoni internazionali non lasciano indifferenti i fedeli di Allah a sud delle Alpi, fino alla Sicilia. Il mondo arabo e quello musulmano in Italia attraversano fasi di confronto. Non sempre infatti si sovrappongono: il primo è rappresentato da 22 Paesi, il secondo da 52 . A far emergere le divisioni, che ultimamente caratterizzano il sottobosco delle comunità islamiche in Italia, sono state le polemiche sulla decisione di aderire o meno all’appello sulla partecipazione alla messa domenicale il 31 luglio nelle chiese cattoliche, dopo l’omicidio di padre Jacques Hamel nella piccola chiesa di Saint Etienne du Rouvray, in Francia. Alcuni imam e centri islamici, pochi rispetto alla maggioranza, pur lanciando appelli di fratellanza hanno evitato l'iniziativa o deciso di non aderire ufficialmente: è il caso della Grande Moschea di Roma, la più grande in Europa, finanziata dall’Arabia Saudita, con imam egiziani secondo quanto prevede la tradizione religiosa, e direttamente collegata al Centro Islamico Culturale d’Italia, che ha ai suoi vertici dirigenti del Marocco. Al centro della discussione, lo scetticismo del portavoce della Grande Moschea, Omar Camelletti, sull'iniziativa.
I laici rivendicano in generale la possibilità di una maggiore presenza all’interno del centro islamico culturale d’Italia, contro "lo strapotere marocchino", che ultimamente non sarebbe visto di buon occhio neppure dagli ambienti sauditi. La richiesta è di maggiore trasparenza sui bilanci e di poter eleggere democraticamente il presidente del Centro (quello attuale è il marocchino Abdellah Redouane), affinché non sia solo frutto di un accordo tra le ambasciate egiziana, saudita e marocchina. "Non ho approvato la posizione ambigua della Grande Moschea sulla vicenda degli islamici in chiesa – spiega Foad Aodi, presidente della Comai (Comunità del mondo arabo in Italia) -. Inoltre bisogna capire quali sono i motivi per cui tanti arabi musulmani non frequentano la Grande Moschea". Dalla Grande Moschea hanno invece fatto sapere che i bilanci sono depositati e c’è un'assemblea di soci che elegge il presidente. Lo Statuto dell’organizzazione è depositato presso il Ministero degli Interni con un’assemblea di soci composta da cittadini italiani e alcuni posti spettano di diritto alle ambasciate che contribuiscono al finanziamento del Centro culturale Islamico, che riguarda per il 99% le spese correnti. "Se qualcuno vuole candidarsi come nuovo presidente – dice il portavoce della Grande Moschea, Omar Camilletti, può farlo". Lotte interne alla comunità, che intravede la bandiera nera del Califfato, in Italia nascosta tra cellulari e profili social.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA