Come ogni undici del mese, a Tuzla, le donne che nel luglio di vent'anni fa hanno perso i loro familiari si ritrovano nella casa in cui vive Hajra Catič che, nel '95, ha fondato l'associazione Žene Srebrenice: “Ci siamo messe insieme per cercare i nostri familiari vivi. Pensavamo che i serbi li avessero rinchiusi nei campi di concentramento. Quando poi siamo venute a conoscenza dell'esistenza delle fosse comuni, abbiamo capito che dovevamo cercare i nostri uomini morti”.
Dalla casa di Hajra parte la marcia con la quale le donne mantengono viva la memoria dei propri cari. Attraverso le strade di Tuzla, queste decine di donne, di mogli, di madri, continuano a chiedere verità e giustizia e non si fermeranno finché tutte le fosse comuni saranno aperte e tutti i resti analizzati. “Noi viviamo dall'undici del mese all'undici del mese successivo – dice una delle donne. Non avremo pace finché non troveremo anche l'ultimo osso dei nostri uomini”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA