''Cercate il direttore Pinotti? Allora scrivete che è una bravissima persona. Lui mi aiuta tanto''. Un paziente passeggia nel giardino dell'Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Castiglione delle Stiviere, noto anche perchè qui vengono curate le madri figlicide. E' ansioso di parlare con i cronisti e ribadisce che Andrea Pinotti, psichiatra e direttore della struttura, ''sa curare davvero''. Il 'segreto' alla base della sua terapia lo rivela Pinotti stesso: ''Qui non si cura soltanto con le pasticche ed i farmaci. La cura è molto altro''.
''Ogni persona qui ha una sua storia ed una sua patologia - spiega all'ANSA, lasciando trasparire l'entusiasmo per un lavoro, quello di psichiatra dirigente di un opg, che è anche una sorta di 'missione' -; bisogna entrare nell'umanità delle persone e fare con loro un percorso''.
Nel caso delle madri figlicide, sottolinea, ''bisogna far prendere loro coscienza del reato commesso, ma in modo graduale e guidato, per prevenire probabili atti di autolesionismo. E' quasi un 'lavoro di cesello'. Lo sforzo è quello di far prendere a queste donne una distanza dal reato commesso, in quanto legato alla malattia, dando però al contempo una prospettiva di vita, una speranza nuova''. Un'impresa non facile, perchè ''le donne figlicide spesso hanno attorno a sè il vuoto e devono affrontare da sole i fantasmi. In vari casi dicono di non avere più una ragione per continuare a vivere''. E' in questo istante, dice Pinotti, che bisogna trovare ''un gancio per 'ancorarle', per riprenderle prima che precipitino nel vuoto, sforzandosi di trovare una motivazione per spingerle a non darsi per vinte''. Parole che rendono quanto mai chiaro un concetto fondamentale, alla base del lavoro che quotidianamente si svolge a Castiglione: ''Curare, qui, non è solo dare farmaci e pasticche. La cura è anche il fondamentale supporto per aiutare la persona a ricostruirsi una vita''.
Un approccio che è anche la ''specificità'' di questo Opg che, con la riforma per il superamento di tali strutture, dal primo aprile 'cambierà pelle' mantenendo però i modelli di eccellenza frutto di anni di esperienza. Dal primo aprile, spiega Pinotti, ''Castiglione, che oggi accoglie 160 pazienti di cui 65 donne, si trasformerà, come previsto dalla legge, in 8 Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza Rems, per accogliere i pazienti lombardi''. Cosa cambierà rispetto ad oggi? ''Ci saranno reparti più piccoli, per un massimo di 20 posti letto ciascuno, con un aumento del personale, e si toglieranno le sbarre dalle finestre''.
Già oggi, Catiglione è una struttura sanitaria e non carceraria e non c'e' dunque una sorveglianza penitenziaria: ''Faremo degli accordi con la Prefettura per la sicurezza - dice - ma in generale, manterremo il nostro approccio, con tutte le attività interne ed esterne che concorrono all'iter terapeutico dei nostri pazienti''. Il cambiamento riguarderà piuttosto il rapporto col territorio, chiarisce il direttore, ''che sarà rafforzato, dal momento che le Rems sono regionali ed accolgono pazienti di quella regione puntando anche al reinserimento dei pazienti in quel territorio''. Insomma, pronti ad applicare la riforma, ma con una critica di fondo: ''Ciò porterà ad una parcellizzazione, con Le Rems disseminate sul territorio, e non vi saranno più poli di specializzazione per patologie. Ad esempio, avrebbe avuto senso mantenere un unico polo in Italia per la cura delle madri figlicide''. La parcellizzazione, conclude Pinotti, ''rischia cioè di essere una grave perdita delle specializzazioni''.
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