Elzir fa alcune precisazioni e traccia già i confini di competenza tra comunità islamiche e Stato: “l’albo degli imam deve essere fatto dalla comunità islamica. Lo stato italiano è laico non può intervenire nei lavori interni della comunità islamica. Può approvare quello che approva la comunità islamica che porta quest’albo alla prefettura e poi alla direzione centrale dei culti ammessi”.
Per essere nominati imam ci due cose che contano: la condotta e lo studio. In primo luogo, un impegno concreto nella comunità e una minima conoscenza del Corano e dell’Islam. Quanto alla conoscenza della religione islamica, “non è necessario che sia frutto di un titolo di studio, può essere anche appresa da autodidatta”. Secondo Foad Aodi, presidente del Comai, (Comunità del mondo arabo in Italia) occorre invece la “laurea in teologia” (da prendere sia in Italia che in Egitto), un’esperienza di tre anni e la predisposizione per fare l’Imam “perché è una cosa importante”.
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