Barbara Luraghi era un’imprenditrice edile di Pogliano Milanese (Milano) che aveva denunciato alla Dda la pesante infiltrazione della 'ndrangheta negli appalti stradali Lombardia dopo l’arresto del padre, anch’egli imprenditore, inquisito perché aveva accettato soldi da gruppi di malavitosi. Da quando ha avuto il coraggio di denunciare, non è riuscita ''più a lavorare se non per lavori minori” e nemmeno a ''ottenere i soldi del Fondo nazionale antiusura'', che pure le erano stati assegnati sulla carta per una serie di incredibili rimpalli di competenze tra Milano e Roma e per le lungaggini della Giustizia. La vicenda era stata denunciata dall'associazione Sos Racket e usura, che aveva pubblicato un'intervista della donna su You Tube.
Alla fine i soldi – oltre un milione di euro di rimborsi per danneggiamenti subiti da atti intimidatori, certificati da una perizia – non sono mai arrivati e la sua azienda è fallita, lasciando a casa anche altre 20 famiglie. Oggi Barbara Luraghi lavora come libera professionista e non ha mai più riaperto una ditta nel settore edilizio. ''Non è cambiato niente – ribadiva scoraggiata dopo le sue denunce - specialmente nel movimento terra (settore tradizionalmente infiltrato dalla criminalità organizzata, ndR). Sui lavori di precisione, tipo le fognature o gli impianti 'loro' non ci sono, ma su quelli grossi, escavazioni, trasporti, smaltimento, non c'è una sola ditta che non abbia sede operativa nei paesi del sud più legati a certe famiglie malavitose''. Le sue denunce hanno contribuito all'arresto di un personaggio di spicco della 'ndrangheta, Antonio Perre, nell'ambito dell'operazione Cerberus nel 2008, bloccato dopo una lunga latitanza in Calabria.