tra gli interessi commerciali più comuni della 'Ndrangheta al Nord c'è la logistica, quindi tutto ciò che riguarda le attività produttive: servizi per l'attività ospedaliera, trasporto e deposito di merci, movimento terra, costruzione di opere pubbliche, ristorazione, locali notturni e vigilanza. Che ormai sono complementari alla tradizionale ‘riscossione crediti’ violenta con cui si è affermata la criminalità organizzata parallelamente al traffico di droga e allo smaltimento dei rifiuti, più note e anche più accettate nell’immaginario collettivo rispetto al ‘finanziamento illecito’ e al ‘voto di scambio’ che più di altri indicano la penetrazione nel tessuto socioeconomico del territorio. D’altra parte lo Stato è sempre meno considerato un punto di riferimento affidabile dagli imprenditori in difficoltà, e soprattutto da quelli rimasti invischiati con la criminalità. Come hanno affermato essi stessi, a Monza, capitale dell’operosa Brianza, durante le indagini relative all’operazione ‘Isola’ dei carabinieri di Sesto San Giovanni (Milano). Nelle intercettazioni emergeva che alcuni imprenditori che avevano avuto un dissidio con altri si erano rivolti al boss 'ndranghetista capo della 'locale' (come viene chiamata la cellula mafiosa, ndR) di Pioltello (Milano) per risolvere la situazione". E davanti al magistrato che coordinava gli interrogatori avevano chiaramente detto di non fidarsi minimamente degli avvocati e delle istituzioni.
Una valutazione analoga era stata espressa, all'inizio di quest'anno, dal pm Paolo Storari della Procura di Milano nel corso di una conferenza stampa organizzata per illustrare i dettagli di un'operazione che aveva portato all'emissione di otto ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti appartenenti alla cosca calabrese Barbaro-Papalia. "Il termine infiltrazione non è corretto - aveva detto Storari rispondendo alle domande di alcuni giornalisti - perché dà l'idea di un virus che dall'esterno attacca un corpo sano. E invece non è così". Nel marzo di quest'anno era poi stata la presidente della Commissione nazionale antimafia, Rosy Bindi, a tornare sul tema in occasione di un'altra operazione contro la criminalità organizzata in Brianza. "L'operazione - aveva detto - conferma la capacità delle mafie di mimetizzarsi nei nuovi contesti e di saper gestire al meglio la crisi economica, creando inedite convenienze con il mondo delle professioni e delle imprese... Non c'è regione italiana che possa dirsi al riparo da questa offensiva criminale".