Le pellicole arrivano (a volte il negativo, a volte le copie positive che sono già state proiettate centinaia di volte nelle sale) e vengono accolte nella sala della riparazione. Gli addetti si mettono lì, con pazienza benedettina, e aggiustano ciò che c'è da aggiustare. Un lavoro tutto manuale, come se si trattasse di una statua o di un dipinto. Alcune pellicole sono messe talmente male che servono mesi prima di renderle utilizzabili. Ma (quasi) niente è impossibile. Una volta riparata, la pellicola passa in una speciale lavatrice che toglie la polvere e lo sporco, poi viene acquisita digitalmente con uno scanner che la fa diventare un pesantissimo file sul quale avviene il lavoro di restauro vero e proprio. Una quarantina di persone che lavora su due turni, dalle 9 di mattina all'una di notte, si studia con attenzione ogni fotogramma digitalizzato, toglie macchie, elimina tremolii, aggiusta i colori. Nel frattempo, però, è necessario mettersi a studiare il film. Per le pellicole di inizio novecento a volte è un'impresa parecchio complicata: magari perché ci sono più copie diverse di uno stesso film, magari perché mancano dei pezzi o perché sono da ricostruire intere parti di montaggio. L'imperativo è quello di essere fedeli al regista. Ma per riuscirci bisogna conoscerlo, bisogna sapere quello che amava, quello che pensava, quello che avrebbe voluto fare e quello che avrebbe fatto. Ed avanzare un'ipotesi, sperando di non averlo tradito. A questo punto si aggiusta il suono, si sincronizza l'audio e si lavora sulla fotografia, un altro lavoro che va svolto in punta di piedi per fare restauri che siano fedeli all'epoca. Sbagliare qualcosa in questa fase produrrebbe l'effetto di una mano d'intonaco su una chiesa gotica. Laddove possibile si cercando di coinvolgere i direttori della fotografia o gli operatori di macchina che hanno partecipato al film. Alla fine si riguarda tutto con l'occhio allenato che può avere solo chi ha dedicato alcuni mesi della propria vita a quel film e se il risultato è soddisfacente si stampa.
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