Se si parla con gli esperti, come i ricercatori del Karlsruhe Institute of Technology che hanno dedicato all'argomento un editoriale sulla rivista scientifica Angewandte Chemie, l'era dei cyborg è già cominciata. Sciami di insetti controllati da un computer, protesi sempre più simili ad arti veri, controllate direttamente dal cervello, piccole 'centrali elettriche' realizzate all'interno del corpo umano sfruttando le sue caratteristiche biochimiche sembrano usciti da un film di fantascienza, e invece sono già tra noi. I progressi nella microelettronica e nei semiconduttori, spiegano gli autori, hanno già dato vita a una serie di
dispositivi in grado di ripristinare le funzioni umane, dal battito del cuore all'udito fino ad arrivare a quelli impiantati nel cervello contro il dolore cronico, il Parkinson o l'epilessia. L'ultima frontiera delle interfacce tra cervello e macchina sono però le protesi, soprattutto le mani, in grado di leggere i segnali cerebrali e tradurli in azioni. Si è passati nel giro di pochi anni da prototipi con pochi gradi di movimento e molte difficoltà di movimento agli ultimi esemplari, comandati appunto dal pensiero e capaci di restituire quasi completamente le funzioni a chi li 'indossa'.
In questo campo una volta tanto la concorrenza tra Usa, Europa e Giappone vede il vecchio continente in vantaggio, Italia compresa. Il progetto Lifehand, coordinato dal Politecnico di Losanna, vede tra i aprtecipanti la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, l'Universita' Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, l'Universita' Campus Bio-Medico di Roma, l'IRCSS San Raffaele di Roma e l'Istituto IMTEK dell'Universita' di Friburgo, ed è culminato pochi mesi fa nel primo impianto di una mano con il senso del tatto al mondo. La mano è stata impiantata a Roma su Dennis Aabo Sorensen, 36enne danese, che però ha potuto tenere la protesi solo per un mese. ''Ora dobbiamo dimostrare che i materiali di cui e' composta la mano sono compatibili con il corpo per periodi molto piu' lunghi - spiega Paolo Maria Rossini della Cattolica, uno dei coordinatori -. Inoltre tutto il controllo della mano, che al momento e' affidato a un computer esterno, deve essere miniaturizzato e portato all'interno. Ci sono due progetti europei impegnati in questo, e penso che entro cinque anni potremo avere una mano pronta per impieghi commerciali''. Il primo ad avere la mano 'permanente', assicura l'esperto, sarà proprio Dennis.
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