Negli stadi ci sono i tifosi, nelle gabbie gli animali. E gli stadi assomigliano sempre di più a una gabbia. Fili spinati, vetri rotti, coperture crollate, cancelli arrugginiti. Il degrado regna sul decoro. Anche per questo "riportare le famiglie allo stadio" è diventato il mantra fallito del calcio italiano. Molte strutture sono indietro di 50 anni. Escludendo l'eccellenza del nuovo Juventus Stadium di Torino, le situazioni più gravi riguardano gli impianti sportivi di Bergamo, Pisa, Bari (definito ormai un "piccolo lager" per le sue condizioni attuali, nonostante fosse stato progettato da Renzo Piano), Palermo, Napoli (dove il restyling del 2010 è stato inefficace), Bologna (con strutture ancora di epoca fascista), Cagliari. Non comunicano sicurezza. E l'impressione delle persone è quella di essere tenuti come bestie ammassate: un esempio è il settore ospiti del San Paolo di Napoli. L'alibi, per i club, è che gli stadi non sono di proprietà delle società sportive ma di altri enti: una risposta direttamente proporzionale alla preoccupazione delle società per i propri spettatori. Eppure il calcio produce in Italia, in termini di Pil, cifre paragonabili a quelle della Fiat. Ma se lo stato di salute delle strutture continua ad incancrenirsi, secondo l'Osservatorio, sarà inevitabile la chiusura di alcuni impianti entro i prossimi due anni.
La nuova fotografia del tifo in Italia è un selfie che il calcio appende in fondo alla classifica europea, vicina ai Paesi dell'Est del Continente. Anche la Francia è stata recentemente costretta a vietare alcune trasferte e la Germania è alle prese da tempo con lo stesso fenomeno, di proporzioni ancora maggiori. Gli incidenti, però, si verificano soprattutto nei pub durante i dopopartita e non nei pressi delle strutture sportive. Altre dinamiche di certo non legate al degrado. La ricetta dei tedeschi è tecnologia e organizzazione: videosorveglianza e strutture moderne dimensionate ai rischi. Basti pensare che, nonostante tutto, la Germania raggiunge una media dell'80% di riempimento degli stadi. In Italia, invece, siamo scesi al 40%. Sempre meno, sempre più violenti. E senza compromessi. "Vogliono ridurci ai tifosi che si vedono ai Mondiali, quelli con quei cappelli da giullare. I pagliacci", dicono i nuovi ultrà. L'alternativa è condividere gli spalti con gli uomini cannone e i lanciatori di coltelli. Quelli che uccidono.
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