L'Uppi (piccoli proprietari
immobiliari) manifesta "forte indignazione in merito al fatto
che nella manovra finanziaria per il 2020 il Governo abbia
previsto l'aumento dal 10% al 12,5 % della cedolare secca per i
contratti concordati. L'aliquota del 10% ha favorito l'accesso
all'abitazione in affitto a canoni calmierati e azzerato
l'evasione fiscale nel settore. L'aumento della cedolare secca
provocherà una richiesta generalizzata di ricalcolo al rialzo
dei canoni da parte dei proprietari che hanno rinunciato ai
canoni liberi, a fronte di una tassazione ridotta e scoraggerà
l'utilizzo di questa tipologia di affitto riservata ad inquilini
meno abbienti. Tale decisione va proprio conto le
Raccomandazioni all'Italia, provenienti dall'Unione Europea, che
prevedono l'impegno nella lotta all'evasione. Come rilevato dal
"rapporto sui risultati conseguiti in materia di contrasto
all'evasione fiscale e contributiva", allegato alla nota di
aggiornamento al DEF, l'applicazione della cedolare secca ha
permesso, dal 2012 al 2017, di ridurre del 50,45 % l'evasione
tributaria negli affitti. A riprova del fatto che l'evasione si
combatte semplificando e rendendo certa ed equa la tassazione e
gli adempimenti burocratici. Da anni l'Uppi chiede di estendere
la cedolare secca al 10% a tutti i comuni italiani per portare
ovunque i benefici oggi riservati ai soli comuni ad alta
tensione. Gli italiani hanno già dovuto subire le politiche di
austerità adottate dal governo Monti, responsabile di aver
aumentato la tassazione sulla casa da 9 a 25 miliardi di euro,
con l'introduzione dell'Imu, senza peraltro aver ridotto il
debito pubblico e causando un crollo del Pil che, nel 2012, è
sceso del 2,8%. Ricordiamo che il settore immobiliare è in forte
crisi, soprattutto a causa della tassazione che ha ormai
raggiunto livelli insostenibili".
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