Giornata di sciopero generale di otto
ore (per l'intero turno) di tutti i settori delle costruzioni -
edilizia, legno, cemento, lapidei, laterizi - proclamato dai
sindacati di categoria Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil. Lo
stop di cantieri, fabbriche del legno e arredo e cave viene
accompagnato dalla manifestazione nazionale stamattina in piazza
del Popolo a Roma, per il lavoro, gli investimenti, la ripresa e
il futuro, che sia sostenibile e di qualità, con lo slogan:
"Rilanciare il settore, rilanciare il Paese".
I sindacati "la più grave crisi dal dopoguerra ad oggi" che
li ha colpiti: oltre 600 mila le persone che hanno perso il
lavoro, con il rischio di perderne ancora, insieme a 120 mila
imprese chiuse, sono i dati su cui insistono le sigle di
categoria, che spingono sullo sblocco dei cantieri e delle
opere, grandi e non - c'è la Tav ma non solo -, da nord a sud e
sugli investimenti. Secondo la Filca, se ripartissero i 600
cantieri fermi l'impatto sull'occupazione sarebbe di circa 350
mila posti.
Dal palco della manifestazione, dove i sindacati attendono
migliaia di lavoratori, intervengono i segretari generali di
Fillea, Filca e Feneal, Alessandro Genovesi, Franco Turri e Vito
Panzarella. Presenti in piazza anche i segretari generali di
Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo
Barbagallo. A seguire (alle 13.30), l'incontro a Palazzo Chigi
dei sindacati con il governo sul decreto slocca-cantieri.
In particolare i sindacati delle costruzioni chiedono
l'apertura di un tavolo di crisi del settore a Palazzo Chigi, un
nuovo piano di investimenti per avviare le opere, completare le
incompiute e riaprire i cantieri; ma anche per la messa in
sicurezza di territori, strade, ponti, edifici pubblici. Insieme
a strumenti finanziari rivolti alle imprese ed un rafforzamento
degli incentivi. Una revisione mirata del Codice appalti senza
ridurre tutele e diritti e senza tornare alla liberalizzazione
di subappalti o al massimo ribasso, insieme al contrasto al
dumping contrattuale. Chiedono, in sostanza, "lavoro e sviluppo,
consapevoli che se non riparte il settore delle costruzioni non
ripartirà il Paese".
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