"Solo oggi abbiamo appreso che un
nostro immobile al centro di Roma, acquistato per svariati
milioni di euro dalla Regione Lazio e per il quale la nostra
struttura ha lavorato per due anni con l'obiettivo di proporre
un programma di valorizzazione che il mercato ha estremamente
gradito, sia improvvisamente definito come "monumento
nazionale", determinandone la presunta inalienabilità, con tutti
i danni che ne derivano". E quanto dichiara, in una nota il
presidente di Invimit Massimo Ferrarese a proposito della
richiesta di vincolo avanzata dalla Soprintendenza di Roma per
palazzo Nardini, storico immobile di via del Governo Vecchio che
fu anche sede della Pretura e di Roma e poi sede della Casa
delle Donne.
"E' assurdo - continua Ferrarese- che ancora nel 2018 sia la
burocrazia a bloccare gli investimenti nel nostro Paese. E che
lo stesso Ente che ha concesso l'autorizzazione alla vendita,
all'improvviso dichiari che lo stesso immobile è inalienabile
perché è misteriosamente diventato un Monumento".
econdo il presidente di Invimit, "aver ricevuto un'interdizione
da un'articolazione dello stesso Ente, la Soprintendenza
archeologica del Ministero per i Beni culturali, che solo due
anni fa, tramite il competente Segretariato Regionale, aveva
autorizzato l'alienazione e la valorizzazione del bene in
questione, dimostra tutta l'inaffidabilità della burocrazia
italiana e i danni che essa può determinare sia nei confronti di
investitori italiani, sia nei confronti di soggetti esteri
interessati ad operare nel nostro Paese".
"E' paradossale - continua Ferrarese - che sia proprio un organo
di un Ministero dello Stato Italiano a creare un danno a
Invimit, una società interamente pubblica, partecipata dal
medesimo Stato italiano, nonché ad una Regione".
"Situazioni così inspiegabili pregiudicano la possibilità di
compiere la nostra mission di contribuire alla riduzione del
debito pubblico.
"Tale paradosso causa un grave danno al nostro Fondo immobiliare
e, per questo, aspetto immediate risposte da parte del Ministro
Franceschini, senza le quali saremo costretti a bloccare tutti
gli investimenti sui beni vincolati.
"E' impensabile - conclude Ferrarese - che la Società che mi
onoro di rappresentare, per la quale tanto lavoro è stato
compiuto per renderla uno strumento efficace di riduzione del
debito pubblico, possa diventare parte lesa di probabili lotte
intestine al Ministero".
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