Riduzione della tassazione sui locali
commerciali, che potrebbero essere salvati dall'abbandono e dal
degrado attraverso l'estensione della cedolare secca sugli
affitti; introduzione di un limite del 4 per mille alla
tassazione Imu-Tasi; stabilizzazione della cedolare secca al 10%
sugli affitti abitativi; ripristino della (parziale)
deducibilità delle spese per gli affitti. Sono queste le
priorità indicate da Confedilizia in vista della manovra che il
governo si appresta a presentare al Parlamento entro il 20
ottobre.
L'associazione denuncia in particolare la situazione "molto
grave" di commercio e artigianato, settori in cui le imposte,
statali e locali raggiungono un livello tale da erodere fino
all'80% del canone di locazione. Percentuale di imposizione che
arriva a sfiorare il 100%, sottolineano i proprietari, se alle
tasse si aggiungono, appunto, le spese di manutenzione o
assicurative. In via sperimentale, secondo Confedilizia,
potrebbe quindi essere introdotto un regime fiscale più
favorevole - attraverso una cedolare secca - per una o più
categorie ed eventualmente per un periodo di tempo limitato. Ad
esempio per i soli immobili di categoria catastale C/1 (negozi e
botteghe), per i nuovi contratti di locazione, per gli immobili
non locati per un periodo di tempo o in caso di apertura di
nuove attività, eventualmente da parte di giovani o nei soli
centri storici.
"Essenziale" anche stabilizzare la cedolare secca sugli
affitti al 10%, estendendo la sua applicabilità all'intero
territorio nazionale (oggi vale fino al 31 dicembre solo nei
Comuni ad alta densità abitativa). La richiesta, ricorda
l'associazione, è contenuta anche nelle risoluzioni sulla NaDef
di maggioranza e opposizioni, nella consapevolezza che tra il
2010 (anno di introduzione) e il 2015 il tax gap è passato da
2,3 a 1,3 miliardi di euro (-42%), mentre la propensione al gap
è scesa dal 25,3% al 15,3%.
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