Se per quanto riguarda l'andamento
dell' economia in generale prevale ancora la cautela, migliora
nel secondo quadrimestre dell'anno la percezione degli
imprenditori per il settore immobiliare, grazie, in particolare,
alle prospettive del settore residenziale. E' quanto emerge
dall'ultimi dati dell'indice Fiups elaborato dall'Università di
Parma, in collaborazione con Sorgente Group e Federimmobiliare,
ogni quattro mesi su un panel di 200 operatori del real estate.
Secondo l'indice, nel secondo quadrimestre sale al 52% la
percentuale di coloro che ritengono che l'attività sia
migliorata nel corso dell'ultimo anno e scompare del tutto la
percentuale di quanti si aspettano un peggioramento.
Per quanto riguarda il residenziale, il 61% del campione, a
fronte di una lieve risalita dei prezzi prevede una crescita
delle transazioni, che insieme all'aumento dei mutui e ai bassi
tassi d'interesse lascerebbe pensare ad un vero e proprio volano
complessivo, con effetto traino sul comparto commerciale e su
uffici e alberghi.
Tra le diverse città, Roma e Milano rimangono quelle sulle
quali si concentrano gli interessi degli investitori: il
capoluogo lombardo si attesta al primo posto tre volte su cinque
(comparti residenziale, direzionale e commerciale). Roma,
seguita da Firenze e Venezia, conferma il suo primato per gli
investimenti in alberghi, guadagnando il secondo posto nel
comparto commerciale e residenziale (insieme a Torino). Tra le
new entry si segnala Catania, ultima delle top five nel comparto
alberghiero. Torino conquista la vetta della classifica di
attrattività per il comparto industriale.
Continua, inoltre, da parte degli operatori immobiliari,
l'interesse negli strumenti che investono su Non Performing
Loans. Secondo il 55% degli intervistati potrebbero arrivare
nuovi stimoli al settore dalle iniziative di alcuni rilevanti
gruppi bancari italiani come Banco BPM e Monte dei Paschi. Solo
un 24% si dichiara ottimista per le possibili ricadute della
Brexit sul mercato degli altri paesi europei per intercettare un
eventuale esodo delle multinazionali dal mercato inglese.
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