La Torino-Lione va fatta "presto e
bene". Il mondo produttivo si schiera dalla parte della Tav,
"non un capriccio di pochi ma un investimento per il futuro di
tutti". E, alla vigilia del Consiglio comunale di Torino
chiamato a discutere il no del Movimento 5 Stelle all'opera,
lancia un appello a favore delle infrastrutture, considerate
fondamentali per lo sviluppo e la crescita del territorio.
La sindaca Chiara Appendino, in volo per Dubai a caccia di
nuovi investitori per Torino, non ci sarà in Sala Rossa, dove
sono attesi i rappresentanti di industriali, artigiani, edili e
commercianti per quella che suona come una vera e propria
protesta. "L'approvazione di un ordine del giorno che richiede
la sospensione dei lavori relativi alla nuova Torino-Lione,
sarebbe un atto gravissimo dal punto di vista politico e
istituzionale", dicono i presidenti delle associazioni d'impresa
torinesi.
L'appello è firmato da Api, Unione Industriale, Amma, Ascom,
Confesercenti, Confartigianato, Cna, Ance e Aniem Confapi. Tutti
uniti, come non si vedeva da tempo: "Abbiamo deciso di andare in
Consiglio comunale per dare un segno tangibile della contrarietà
del mondo produttivo non solo ad un possibile blocco della Tav,
ma più in generale della nostra protesta contro una politica che
sta letteralmente distruggendo il futuro delle imprese e di chi
vi lavora - spiega Corrado Alberto, presidente Api Torino, che
per primo ha lanciato l'idea della iniziativa raccolta dalle
altre associazioni d'impresa -. È dovere civile di tutti
protestare con forza. Cambiare non significa distruggere".
A favore della Tav si esprime anche il sindaco di Milano,
Beppe Sala: "Le merci girano, senza la Torino-Lione vanno a
Francoforte e da lì a Budapest. E' un problema di coerenza con
la pretesa di essere la seconda economia europea - dice il primo
cittadino intervenendo al Forum tematico del Pd - e non di
penali". Quelle che hanno fatto fare marcia indietro sulla Tap
al Movimento 5 Stelle, da sempre contrario alle grandi opere e,
in particolare, alla Torino-Lione. Non farla, costerebbe
all'Italia "più di 4 miliardi anziché i 2,9 previsti per avere
un'opera nuova, aggiornata, di rango europeo", ricorda Paolo
Foietta. Il commissario di governo per l'opera si dice pronto a
"denunciare" il premier Conte e il ministro Toninelli: "Ormai da
sei mesi non ricevo nessuna risposta e nessun riscontro ai miei
messaggi - ribadisce -, non mi stanno mettendo in condizione di
operare".
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