"La riforma degli appalti non ha
aperto il mercato pubblico alle piccole imprese, anzi lo ha
ulteriormente ristretto, in contrasto con le richieste arrivate
anche dall'Unione europea. E' inutile ricorrere a giri di
parole: le piccole imprese rimangono regolarmente a bocca
asciutta perché i lotti messi a gara sono quasi sempre fuori
dalla loro portata, di taglia troppo grossa per le loro
possibilità. E se il numero di stazioni appaltanti va ridotto,
questa misura dev'essere integrata con strumenti che permettano
alle piccole imprese di un territorio di partecipare alle gare
indette nella loro area. Chiediamo al Governo e al Parlamento,
quindi, di intervenire con rapidità per porre rimedio a una
situazione che sta mettendo fuori mercato le piccole imprese".
Lo afferma la Confederazione Nazionale dell'Artigianato in una
nota.
"Un nostro studio realizzato a due anni dalla riforma del
Codice degli appalti - sottolinea la nota della Confederazione -
rileva un aumento significativo del mercato degli appalti,
cresciuto del 36,2 per cento tra il 2016 e il 2017. Ma, nel
contempo, anche un sensibile incremento dell'importo del lotto
medio, salito abbondantemente sopra il milione. Anche se il
nuovo Codice incoraggia le stazioni appaltanti a suddividere in
lotti i grandi appalti, in modo che l'entità dei singoli
contratti corrisponda meglio alle capacità dell'impresa tipo
italiana. Tra i requisiti per la partecipazione a un appalto,
infatti, rientra anche il fatturato. Di solito viene richiesto
il doppio del valore dell'appalto. Vale a dire, in media, due
milioni e più. Un requisito - conclude il comunicato della Cna -
che oltre il 95 per cento delle nostre imprese non possiede".
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