L'accordo tra Abi e Confindustria
per le nuove garanzie sui crediti bancari non è stato
sottoscritto dalla Cna perché "l'intesa non promuove un
riequilibrio dei rapporti tra banca e impresa rispetto
all'aumento delle tutele per gli istituti introdotte dal Dl
59/2016. In sostanza, non individua meccanismi certi a vantaggio
delle imprese". Lo si legge in un comunicato della
Confederazione.
"Questo accordo infatti - sottolinea la nota - lascia
inalterato il vincolo alla valutazione del merito di credito
dell'impresa indipendentemente dal valore dei beni posti a
garanzia. Non introduce maggiori facilitazioni nell'accesso al
credito. Non definisce alcuna relazione tra il valore dei beni e
il volume di finanziamenti attivabile. Non prevede, inoltre, una
attenta attività di monitoraggio per verificare l'effettivo
aumento di credito alle imprese, uno dei presupposti all'intesa,
per la quale avevamo lavorato negli anni di più acuta stretta
creditizia".
La bussola della Cna - si spiega nella nota - è da
sempre orientata all'interesse delle imprese, che questo accordo
non tutela. "I dati reali continuano a segnalare il preoccupante
andamento negativo nell'accesso al credito per il sistema
produttivo. La riduzione dello stock degli impieghi bancari a
febbraio ha toccato i cinquanta miliardi rispetto allo stesso
mese del 2017 ed è cresciuta di dieci miliardi rispetto al mese
precedente. Una stretta difficile da spiegare in ragione
dell'abbondante liquidità di cui dispongono le banche e del calo
delle sofferenze, in controtendenza anche con l'andamento
positivo del prodotto interno lordo", continua la Cna
concludendo che di fronte a questi dati la confederazione "è
pronta per un confronto vero con il sistema bancario, mirato a
individuare iniziative e strumenti funzionali alla ripresa di un
flusso che rimane fondamentale per il rilancio dell'economia
italiana".
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