L'agri-business, la lavorazione del
pomodoro, del grano, del pellame oltre all'Information and
Communication Technology sono due settori dove le Pmi italiane
potrebbero trovare un valido mercato di sbocco in Sud Africa. Ne
è convinto Nunzio Bevilacqua giurista d'impresa ed esperto
economico internazionale presente a Cape Town secondo cui
l'Europa, e specie l'Italia che con il paese vanta un buon
interscambio commerciale non deve lasciare questo mercato alla
Cina come già avvenuto in altri paesi dell'Africa.
"Il Sudafrica -spiega Bevilacqua - è un grande punto di
riferimento per l'Africa subsahariana e un basilare
interlocutore continentale per l'Europa, oggi il Sudafrica si
presenta come un Paese in 'pieno fermento' di fine di un'era
politica ma non pensa minimamente ad interrompere quel percorso
economico virtuoso programmato per compensare, con efficaci
misure di attrazione agli investimenti, le non poche carenze
interne in termini di occupazione e welfare". "Non dovremmo
lasciare come Europei il mercato del SudAfrica alla Cina -
aggiunge - almeno per quel che riguarda la trasformazione, ma
non possiamo neanche come Italiani, benché il periodo ci farebbe
indurre ad un'attesa di qualche mese per l'inizio di progetti di
indurre ad un'attesa di qualche mese per l'inizio di progetti
di medio-lungo termine, non fare una prevalutazione di matching
in settori nei quali le nostre aziende potrebbero fare la
differenza qualitativa come per l'agri-business, la lavorazione
del pomodoro, del grano, del pellame oltre all'Information and
Communication Technology" prosegue l'esperto "alcune pmi, anche
del Mezzogiorno, potrebbero trovare un valido mercato di sbocco
non solo in quei settori ma anche nell'aerospaziale".
"Se il real estate è in ascesa benché non sia molto aperto
alle aziende non locali - sottolinea. - il campo su cui dovremmo
provare a guadagnare ulteriore terreno rispetto ai nostri
competitors europei è quello dell'automotive, con il suo indotto
diffuso, molto gradito anche alle Autorità per le ricadute
territoriali positive a livello occupazionale" E conclude "c'è
ancora troppa sperequazione sociale e se non vi saranno quegli
auspicati, e quantomai costosi, interventi a favore delle classi
più disagiate, nessuno può sapere, già sul medio termine, quali
siano le dinamiche e l'assetto della Nazione"
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