(ANSA) - MILANO, 16 MAG - Sulla base della penetrazione in
altri Paesi di prodotti simili nei primi tre anni di vita, la
domanda potenziale per i Pir in Italia si situerebbe in un
intervallo da un minimo di 34 miliardi a un massimo di 88
miliardi di euro. Lo afferma una ricerca sul settore di
Prometeia.
Secondo lo studio, effettuato soprattutto sugli Individual
Saving Accounts nel Regno Unito, i Tax Free Savings Accounts in
Canada, e i Plan d'épargne en actions in Francia, la "domanda
quindi potrebbe essere anche molto elevata (fino a sette volte
la raccolta in Pir fatta nel primo anno di vita del prodotto) e
per essere soddisfatta richiederebbe che circa la metà delle
'imprese target' siano disponibili a finanziarsi sul mercato
tramite i Pir, un obiettivo molto sfidante per il settore
dell'intermediazione finanziaria, in particolare per le banche,
che dovrebbero aiutare le imprese nel loro ingresso sul mercato
dei capitali".
Il bacino potenziale di imprese interessate dai nuovi canali
di finanziamento non bancari legati ad emissioni a medio-lungo
termine "si può collocare nella fascia di imprese tra 50 e 500
milioni di fatturato - aggiunge Prometeia nella ricerca
presentata all'ottava edizione del Focus Pmi, l'osservatorio
organizzato dallo Studio LS Lexjus Sinacta, che si è tenuta a
Milano - ma la stessa legge di stabilità che ha introdotto i Pir
presenta diverse difficoltà implementative, per cui andrebbe
quanto meno precisata. Per le compagnie di assicurazione già
l'Ivass ha concesso qualche apertura rispetto alle stringenti
maglie di Solvency II, ma urge una riflessione a livello
comunitario per non privare il sistema economico europeo degli
investimenti dell'investitore di lungo periodo per eccellenza",
chiede lo studio.