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Responsabilità editoriale di Advisor
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I cosiddetti Big Data sono infatti ovunque. Siamo noi stessi a generarli in maniera industriale: bastano pochi clic sul nostro smartphone o tablet, sui social network o i motori di ricerca, sulle mail o sui siti internet. Il mondo produce un volume incredibile di dati, eterogenei per fonte e formato, pronti per essere immagazzinati, gestiti e soprattutto studiati. I dati grezzi tuttavia sono inutili. Per riuscire a estrarne valore bisogna utilizzare tecnologie di analisi (analytics) in grado di trasformare i freddi numeri in preziose informazioni per le aziende, offrendo un vantaggio competitivo enorme non solo alle grandi società ma anche alle piccole e medie imprese.
Non è un caso che il mercato mondiale dell’analisi dei big data stia crescendo a velocità vertiginosa: nel 2017 valeva 35 miliardi di dollari, ma è destinato a triplicare in appena dieci anni a quota 103 miliardi di dollari. Anche in Italia il mercato della Big Data Analytics cresce a doppia cifra: nel 2017 ha toccato un valore di 1,1 miliardi di euro, con un incremento del 22% rispetto all’anno precedente. Le grandi imprese fanno la parte del leone, dividendosi l’87% della spesa complessiva, ma anche gli investimenti delle Pmi sono aumentati del 18% rispetto al 2016.
Più in dettaglio, il 42% della spesa finisce in software (database, strumenti e applicativi per acquisire, visualizzare e analizzare i dati), il 33% in servizi (personalizzazione dei software, integrazione con sistemi informativi aziendali e riprogettazione dei processi) e il 25% in quelle che vengono definite "infrastrutture abilitanti" (capacità di calcolo, server e storage). Tra le grandi imprese sono le banche a investire di più in Big Data Analytics (28% del totale), seguite da industria manifatturiera (24%), telecomunicazioni e media (14%), pubblica amministrazione e sanità (7%), servizi (8%), grande distribuzione (7%), utility (6%) e assicurazioni (6%). Ma se consideriamo i trend di crescita a guidare la classifica sono assicurazioni, manifatturiero e servizi, con tassi superiori al 25%, seguiti da banche, grande distribuzione, telecomunicazioni e media (tra il 15% ed il 25%) con a seguire utility, pubblica amministrazione e sanità.
L'articolo è tratto dalla sezione Tomorrow Augmented di AXA IM Italia
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