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Responsabilità editoriale di Advisor
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Il consumatore italiano diventa digitale, lanciando il settore e-commerce su tassi di crescita vertiginosi, mentre il boom senza fine del commercio elettronico sta cambiando pelle anche alle aziende, creando nuove "Amazon italiane" e obbligando le grandi catene retail a reinventarsi in senso digitale. In appena sette anni il valore degli acquisti online è triplicato, passando dai 9,3 miliardi di euro del 2011 ai 23,1 miliardi del 2017 e ai 27 miliardi stimati per quest’anno dall’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm-School of Management del Politecnico di Milano. Questo trend ha spinto molte aziende tech a sbarcare a Piazza Affari, dove ormai si contano decine di brillanti società tecnologiche, in particolare nel segmento Star, quello riservato a imprese con particolari requisiti di eccellenza. E alcune hanno fatto la loro fortuna grazie all’e-commerce.
L'indiscusso campione italiano del settore è Yoox-Net-a-porter, unico “unicorno” nazionale della storia, ossia azienda tecnologica che ha raggiunto una valutazione di un miliardo di euro. La storia, di quella che nel 2014 una famosa copertina di Wired definì "l'Amazon dello stile", inizia nel 1999, quando il ravennate Federico Marchetti, figlio di un magazziniere della Fiat e di una telefonista, dopo gli studi alla Bocconi di Milano e alla Columbia di New York, decide di abbandonare il mondo della finanza e della consulenza strategica per dedicarsi all’e-commerce in un garage di Casalecchio, vicino a Bologna. Una follia, in un’epoca in cui non esistevano Google, Facebook, Wikipedia o l’iPhone.
Ma grazie al sostegno economico (tre miliardi di lire) del venture capital italiano di Elserino Piol, ex ad di Olivetti, il giovane Marchetti mette in piedi un servizio di outlet online, al quale le griffe della moda cedono le collezioni precedenti da vendere a prezzo scontato. Lo chiama Yoox: “Y” e “X” come i simboli dei cromosomi maschile e femminile, con due “o” in mezzo per richiamare il Dna. L’outlet online va così bene da spingere grandi griffe come Dolce & Gabbana, Valentino e Kartell, ma anche Armani e Diesel, ad affidare a Marchetti la loro “supply chain” di e-commerce: all’epoca, infatti, solo Yoox aveva saputo costruire in Italia una piattaforma logistica moderna, con magazzini all’avanguardia e automatizzati.
Nel 2009 la creatura di Marchetti viene quotata in Borsa Italiana, unica del settore tecnologico a finire nell’indice principale, il Ftse-Mib. Dopo la fusione nel 2015 con Net-a-Porter, all’inizio di quest’anno il gruppo è stato acquisito dal colosso svizzero Richemond, raggiungendo un valore di mercato di 5,3 miliardi di euro prima di essere delistato dalla Borsa.
Altra storia di successo è quella di ePrice (ex Banzai), società protagonista dell’e-commerce italiano acquisita da Paolo Ainio, il creatore del primo motore di ricerca italiano (virgilio.it) e dal 2015 quotata sul segmento Star della Borsa Italiana. Leader di mercato nel segmento grandi elettrodomestici, tv e clima, la società fondata nel lontano 2000 è l’unica italiana a essersi dotata sull’intero territorio nazionale di un sistema di oltre 140 negozi “pick and pay” (dove è possibile ritirare i prodotti) e più di 300 “lockers” automatici. Come Amazon, ePrice è anche un “marketplace”, ossia un canale dove altre società esterne possono vendere i propri prodotti.
Infine va ricordata la storica catena retail italiana Unieuro, quotata in Borsa sempre sul segmento Star dall’aprile del 2017: ha puntato molto sull’e-commerce, tanto da aver acquisito lo scorso anno Monclick, uno dei principali operatori nazionali del settore. I ricavi da canale digitale rappresentano, ad oggi, circa un decimo del fatturato complessivo del gruppo romagnolo, con una crescita a doppia cifra percentuale.
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