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Responsabilità editoriale di Advisor
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Gli investitori attenti alle tematiche ESG vogliono essere sicuri di non investire in aziende con un impatto negativo. Non solo. Oggi si registra anche una crescente propensione all’investimento per fare scelte positive, piuttosto che semplicemente evitare le aziende con impatto negativo. Le aree di interesse concreto possono variare a seconda della posizione geografica dell’investitore e possono essere fortemente influenzate da nuovi eventi. La mitigazione del cambiamento climatico, ad esempio, rimane un tema importante per gli investitori australiani ed europei. Un argomento in crescita anche in America, dove però le recenti sparatorie, che si sono verificate nelle scuole, hanno spostato l’attenzione a non avere alcuna esposizione su aziende legate al commercio delle armi, mentre gli scandali recenti legati alle molestie sessuali con la conseguente nascita del movimento #MeToo, hanno spostato l’attenzione anche sui diritti delle donne e sulla parità di genere.
L’ambiente, la transizione energetica finalizzata all’ottenimento di basse emissioni di carbonio, l’assistenza sanitaria, il tabacco e la catena di approvvigionamento (soprattutto nel tessile) sono sempre stati argomenti importanti. Ma, dato il forte interesse suscitato dagli investimenti etici, sostenibile e a impatto sociale, si può correre il rischio di fare scelte poco interessanti in termini di rendimenti: nel caso, come evitarlo? "Qualsiasi approccio di investimento comporta questo rischio. Per fare delle scelte finanziarie vincenti, la ricerca sulla sostenibilità, mirata alla scoperta di opportunità di investimento in aziende con impatto positivo gestendo allo stesso tempo i rischi di sostenibilità o evitando società con impatto negativo, deve essere combinata con rigorose tecniche di valutazione e di gestione del portafoglio” spiega Jens Peers, chief investment officer di Mirova. “Investiamo solo in aziende che offrono soluzioni e traggono benefici dalla transizione demografica, tecnologica, ambientale e di governance che il mondo sta attraversando. Crediamo che queste società siano in grado di conseguire una crescita degli utili superiore a quella del mercato, gestendo al meglio i rischi. Il nostro fondo di base è orientato alla crescita e alla qualità, che sono i principali driver della performance”.
Anche UBS è da sempre attenta al tema degli investimenti sostenibili. "Siamo stati tra i primi firmatari, nel 1992, del programma delle Nazioni Unite, Environment Program Finance Initiative, e dell’iniziativa UN Global Compact. UBS Asset Management, dal 2009 è uno dei firmatari dei Principles for Responsible Investment (PRI). Oggi siamo il primo provider di ETF SRI in Europa e il 95% dei nostri fondi Real Estate Funds ha ricevuto il riconoscimento GRESB Green Star" racconta Giovanni Papini, country head Italy UBS Asset Management, l’asset manager della banca elvetica. "L’impegno di UBS Asset Management - prosegue Papini - è quello di integrare la sostenibilità in ogni aspetto del nostro approccio di investimento. Siamo convinti che, a parità di profilo rischio-rendimento, gli investimenti sostenibili e l’impact investing possano aggiungere valore ai portafogli degli investitori. Negli ultimi dieci anni abbiamo messo a punto una Toolbox Sustainable Investing per offrire soluzioni personalizzate in grado di rispondere alle esigenze e agli obiettivi specifici di ciascun investitore. Grazie a questi strumenti, possiamo integrare gli aspetti di sostenibilità e impact investing in tutta la nostra offerta: azionari attivi, reddito fisso, hedge fund, infrastrutture e private equity, real estate e strategie passive. Abbiamo inoltre un team di ricerca dedicato composto da massimi esperti nella ricerca ESG".
E in Italia, quanto è popolare l’approccio ESG agli investimenti? Il nostro paese si caratterizza per un livello di alfabetizzazione finanziaria molto basso, posizionandosi all’ultimo posto fra le economie del G7. Recentemente lo hanno certificato il rapporto Consob del 2017 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane e l’indagine dell’Ente Einaudi del 2017 sul risparmio. "In questo contesto Etica SGR si prodiga da sempre a favorire l’alfabetizzazione finanziaria e l’educazione alla sostenibilità. Il sito aziendale ospita al suo interno un blog che propone articoli e video che si pongono l’obiettivo di avvicinare clienti, partner e stakeholders al mondo della finanza responsabile e ai concetti del risparmio sostenibile, introducendo concetti per nulla banali attraverso un linguaggio semplice" dice Paolo Capelli, responsabile area risk management di Etica SGR, che ha tratteggiato il "Rischio ESG", una metrica proprietaria che consente un approccio innovativo e rigoroso nella costruzione dei portafogli dei fondi.
"La nostra EticAcademy, propone da anni formazione a consulenti e collocatori delle reti nostre partner e presto verrà lanciata una piattaforma e-learning per diffondere la conoscenza online, abbattendo limiti di spazio e di tempo. Di recente abbiamo sperimentato un nuovo strumento che ha ottenuto un grande successo: il quiz sulla sostenibilità, un questionario con domande che permettono a clienti e utenti di avvicinarsi alle tematiche ESG e competere in modo virtuoso con amici, parenti e colleghi per ottenere il miglior risultato” prosegue Capelli.
Quali sono, invece, i nuovi sviluppi nel campo degli investimenti sostenibili? L'analisi ESG non riguarda più solo gli investitori socialmente responsabili che vogliono investire secondo coscienza sociale o per "sentirsi bene", ma si estende a tutti i portafogli diventando un parametro di valutazione necessario da affiancare ai parametri finanziari per massimizzare il profilo di rischio/rendimento. "Il processo di 'decarbonisation' dell’economia globale è in forte accelerazione e sta trasformando, se non addirittura rivoluzionando, la nostra società sulla spinta di autorità governative, consumatori e investitori. Le aziende stanno sperimentando come questo processo metta a rischio di sopravvivenza modelli di business ed intere aree della loro attività. In qualità di investitori dobbiamo interrogarci sulla sostenibilità del business di un’azienda e su come incorporare tali rischi nei nostri processi di selezione" sottolinea Andrea Argenti, country head per l’Italia di Lombard Odier Investment Managers.
Argenti è intervenuto al Salone del Risparmio assieme a Carolina Minio-Paluello (nella foto), global head of sales and solutions di Lombard Odier IM, con l’obiettivo di condividere esperienze di aziende e investitori e illustrare come sia in atto un processo darwiniano che riguarda da un lato le imprese nel rendere sostenibile il loro business, dall’altro gli investitori nell’adeguare i propri processi di selezione. Il titolo della conferenza è “Rethink Responsible Capital. Darwinism in responsible investing” e si ricollega a un recente simposio organizzato dall’asset manager elvetico (“Rethink Responsible Capital”), tenutosi a Zurigo il 12 marzo, che ha visto la partecipazione di Al Gore, ex vice presidente degli Stati Uniti e co-fondatore di Generation Investment Management, e Christiana Figueres, principale protagonista dell’Accordo di Parigi del 12 dicembre 2015, quando alla Conferenza annuale dell’Onu sul riscaldamento globale (Cop21) oltre 190 Paesi hanno raggiunto, dopo lunghissimi negoziati durati più di dieci anni, un accordo sul clima contenere l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, con l’impegno a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 gradi.
Sul fronte della valutazione dei criteri ESG nei prodotti di investimento, infine, ricordiamo l’impegno di Morningstar, che è da sempre in prima linea sui criteri ESG e ha già abbracciato la stessa mission a livello globale da marzo 2016 con il lancio ufficiale del Morningstar Sustainability Rating, l’inizio di un percorso virtuoso che, insieme alla partnership con Sustainalytics, consta di una metodologia avanzata e ricca di spunti di riflessione.
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