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Borsa, Mps recupera, calo quasi azzerato. Unicredit positiva

Montepaschi fa fatica a fare prezzo, poi chiude in calo del 2,36%. Unicredit si ferma a -1,72%.

La fine delle trattative tra Unicredit e il Tesoro costringe il dicastero guidato da Daniele Franco a ripartire da zero nella ricerca di non facile soluzione per il Monte dei Paschi. La prima mossa, su cui sono state già avviate le interlocuzioni, è chiedere alla Ue una proroga per uscire dal capitale, allo scopo di disegnare un nuovo percorso per l'istituto senese, sia esso stand alone o con un altro partner. "La Commissione segue da vicino i recenti sviluppi su Mps ed è in contatto con le autorità italiane", ha dichiarato un portavoce dell'esecutivo comunitario spiegando che "spetta" a Roma "decidere e proporre la modalità di uscita". L'impegno profuso nella trattativa con Unicredit e il lavoro di pulizia fatto in questi anni lasciano il governo fiducioso sulla possibilità di un termine più lungo rispetto alla scadenza di fine anno. Per ottenere il quale la Ue chiede misure compensative, come nuove dismissioni e tagli: non a caso a Siena non si escludono revisioni del piano stand alone, ancora in attesa di approvazione, rendendolo più aggressivo. "Auspichiamo che il Governo concordi con la Commissione Ue un rinvio della scadenza per la fuoriuscita dello Stato dal capitale sociale di Mps, mettendo in campo tutte le iniziative utili a perseguire il rafforzamento della banca e del sistema creditizio italiano nel suo complesso", ha chiesto il Pd, invocando "soluzioni alternative di mercato per garantire al meglio il futuro" del Monte. A queste soluzioni intende lavorare il Mef, facendo leva sul miglioramento della situazione della banca, che sta beneficiando di un'uscita dal contesto pandemico meno traumatica del previsto. Evidenze che dovrebbero emergere anche nei conti dei 9 mesi proiettati verso un utile di 400 milioni e una riduzione del deficit prospettico di capitale, in calo rispetto al mezzo miliardo stimato ad agosto.

In Borsa la fine delle trattative ha provocato parecchia turbolenza, sia sulle azioni che sui bond subordinati di Siena. Ma mentre le prime hanno recuperato buona parte delle perdite registrate in avvio (-2,5%), i secondi sono letteralmente crollati, con cali tra il 9 e il 17%, scontando i timori di un burden sharing - in pratica la condivisione del rischio e delle perdite - in caso di nuovo salvataggio statale o, magari, di una proposta di conversione volontaria in capitale (Lme). Il piano stand alone d'altra parte deve essere ancora approvato dalla Commissione Ue e il capital plan da 2-2,5 miliardi al suo servizio dalla Bce, che potrebbe chiedere a Mps di alzare l'asticella. "L'abbiamo sempre vista come un'occasione per rafforzare il settore bancario di questo Paese, e al tempo stesso garantire un futuro brillante tanto ai clienti quanto ai dipendenti di Bmps", oltre che per "creare valore aggiunto per UniCredit" rafforzando "il nostro posizionamento nei nostri mercati principali" e aumentando "la nostra base clienti", ha commentato il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, rivendicando di aver spinto "sempre al massimo per portare a termine con successo l'operazione". Saltata, è trapelato, a causa di una distanza di circa 3 miliardi tra quanto chiesto da Unicredit (circa 9 miliardi) e il Tesoro sarebbe stato disposto a iniettare. Per ora il futuro di Siena resta un'incognita. "Abbiamo sempre pensato che l'Italia meriti di avere tre poli", ha detto il presidente di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro. Avere tre poli "potrebbe essere utile anche al sistema delle imprese", ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. In Italia, sempre che Unicredit non cambi idea, non restano molte alternative: in passato si è parlato di un polo a tre con Banco Bpm (che nega interesse per Siena) e Bper, magari con l'intervento di Unipol. Intanto Siena deve ballare da sola convincendo il mercato a seguirla nell'aumento: in assenza la strada potrebbe essere quella della ricapitalizzazione precauzionale, resa possibile dall'esito disastroso dello stress test.

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