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Reddito, i sindacati: 'Rischia di innescare una guerra tra poveri'

Spiazzati disoccupati che restano senza. 'Si tratta di un ibrido non efficace'. Inaccettabile per gli stranieri il requisito dei 10 anni di residenza: il no anche della Caritas

 Il reddito di cittadinanza rischia di innescare "una vera e propria guerra tra poveri". E' l'allarme lanciato da Cgil, Cisl e Uil nel corso dell'audizione al Senato sul decretone. I sindacati denunciano "la concorrenza" che rischia di crearsi tra nuovi e vecchi precari dell'Anpal (cioè tra i navigator e i lavoratori storici), ma anche "l'effetto spiazzamento" degli utenti dei centri per l'impiego non beneficiari del reddito che potrebbero passare in secondo piano.
 

I sindacati ritengono inoltre "molto grave" la sospensione per tre anni dell'assegno di ricollocazione per i disoccupati ordinari. In generale, a loro giudizio, il reddito di cittadinanza ha un carattere "ibrido" perché "coniuga in modo improprio la povertà come criterio di accesso e le politiche attive come interventi previsti". Inoltre per le organizzazioni sindacali è inaccettabile nei confronti dei cittadini stranieri "Il requisito di residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due consecutivi, è per noi inaccettabile per il profilo di incostituzionalità, troppo vincolante nei confronti dei cittadini stranieri, iniquo verso l'intera platea dei soggetti in condizione di bisogno, a partire dai senza dimora ed escludente per i possibili immigrati di ritorno". E' una delle critiche mosse da Cgil, Cisl e Uil al reddito di cittadinanza nel corso dell'audizione in Commissione Lavoro del Senato sul decretone. "Riteniamo dunque necessario - hanno aggiunto i sindacati - prevedere che i requisiti non entrino in contrasto con le normative comunitarie che regolano le prestazioni di simile natura".

Su questo punto interviene anche la Caritas. Il requisito di 10 anni di residenza in Italia per percepire il reddito di cittadinanza esclude migranti regolari e rischia di escludere le persone in grave marginalità a partire dai senza dimora. E' la denuncia arrivata, nel corso delle audizioni sul decretone, da parte della Caritas, secondo cui "un provvedimento di contrasto alla povertà non può invece che essere inclusivo, altrimenti crea la paradossale situazione di generale o implementare condizioni di disagio grave o di diseguaglianza nell'accesso".

Il reddito di cittadinanza ha "una molteplicità eccessiva di obiettivi, in particolare nasce con il duplice scopo di contrastare la povertà e garantire il diritto al lavoro. Sebbene questi due obiettivi possano risultare complementari, gli strumenti per raggiungerli, guardiamo agli altri paesi, non sono univoci, quindi riteniamo che una sola misura non sia in grado di ottenere efficacemente entrambi gli obiettivi". E' il giudizio di Cgil, Cisl e Uil espresso nel corso dell'audizione sul decretone al Senato. Avendo un carattere "ibrido" tra contrasto alla povertà e misure di politiche attive, il reddito, secondo i sindacati, "coniuga in modo improprio la povertà come criterio di accesso e le politiche attive come interventi previsti".

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